Thursday 16 May, 2024
HomeStoria e tradizioneAlla scoperta del particolarissimo ed unico museo delle Sidecar

Nel cuore del Lago di Castreccioni, nascosto tra il verde del Parco Avventura di Cingoli, si trova una struttura in cemento, un capannone, usato negli anni ’80 come rimessa dei mezzi di costruzione della Diga, ora adibito ad ospitare un curioso museo: il museo delle Sidecar.

La sidecar, come si definisce sulla Treccani, è il carrozzino laterale delle motocarrozzette e, nell’uso corrente, è spesso sinonimo di motocarrozzetta (con carrozzino scoperto). All’interno del museo della sidecar di Cingoli, troviamo esposti una cinquantina di pezzi.

L’idea nasce dal signor Costantino Frontalini, quando, più di quarant’anni fa, acquista il suo primo sidecar. Da lì la passione per questo veicolo, la collezione di oltre cento pezzi e la successiva realizzazione di questo museo unico, che racconta anche la storia e l’evoluzione del veicolo a motore e l’abbinamento con i film d’autore più noti. Alcune dei modelli in mostra sono proprio quelli utilizzati sul set, altri sono delle riproduzioni.

Appena si entra si vede un vecchio Galletto con un tronco di albero trafitto nel davanti, chiamato “albero motore”. Questo Galletto è stato ritrovato in fondo all’acqua, dove era rimasto per decine di anni, la natura ha preso il sopravvento e ci è cresciuta una pianta. Sempre all’entrata, ad accogliere il visitatore, un sidecar con le sembianze di un pesce e le sidecar di Batman.

Entrati poi all’interno si rimane colpiti per la grande varietà dei mezzi esposti: la lambretta anfibia, per correre sull’acqua, le prime biciclette degli inizi del ‘900 con la grande ruota davanti e il prototipo di sidecar del ‘900, che permetteva di portare in viaggio tutta la famiglia. Poi l’ampia sezione dedicata al cinema: la moto Guzzi del film “Don Camillo e Peppone” o quella de “Il Vigile” di Alberto Sordi, la mitica Yamaha del film “Troppo forte” di Verdone, la bicicletta a motore di “Pane, amore e fantasia” di Vittorio De Sica e Gina Lollobrigida.

Insomma un luogo davvero particolare che permettere di ripercorrere più di cento anni di storia, un modo diverso ed affascinante di comprendere il passato. Inoltre il museo, trovandosi a ridosso della di Diga di Castreccioni, che dopo 13 anni, è tornata a tracimare, permette di ammirare uno spettacolo nello spettacolo. Un’idea carina per passare un pomeriggio con tutta la famiglia immersi nel verde del parco, nel blu del Lago e per conoscere un pezzo della nostra storia, unico e noto a pochi.

Autore

Cristiana Simoncini

Laureata in Lettere moderne, specializzata in valorizzazione e comunicazione dei beni culturali, è iscritta all’ordine dei giornalisti dal 2007 ed ha collaborato per svariate testate giornalistiche. Autrice di diversi libri di storia locale, è membro del comitato di redazione della Rivista “Quaderni storici Esini”. Attualmente lavora come operatrice di patronato.