Sunday 28 April, 2024
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Note d’archivio del prof. Attilio Coltorti

I passaggi di proprietà che hanno interessato il palazzo romano Cerri o Balleani sono noti. Di origine seicentesca, nel settecento il palazzo Cerri passò ai Caucci, finchè nel 1779 non venne venduto alla famiglia jesina Guglielmi Balleani che lo divise in appartamenti e botteghe. Il Governo Italiano lo acquistò dopo il 1870, e in quella occasione vennero ridotte le sue dimensioni, demolita la facciata e ricostruita simile alla precedente ma in posizione più arretrata.

Quello però su cui vorremmo soffermarci, avvalendoci del contributo di documenti d’archivio della famiglia Balleani, custoditi presso la Biblioteca Civica di Jesi, è sulle trasformazioni che il palazzo romano ha subito nel periodo in cui fu di proprietà dei Balleani, cioè prima che divenisse bene dello Stato. I lavori di restauro di palazzo Balleani, minutamente documentati, si sono svolti in due momenti: il primo che va dal 1779 al 1790 e il secondo dal 1842 al 1845. Nel primo periodo la direzione dei lavori (perizie, preventivi di spese ed incarichi di vario genere inclusi) venne affidata all’architetto Nicola Forti; quello successivo all’architetto Secondo Concioli.

Interessante poi sono i nomi degli artisti o artigiani che si sono succeduti nel corso degli anni: capomastri, scalpellini, pittori e imbiancatori, ferrai, stagnai e falegnami. Ogni tipologia di intervento è dettagliatamente annotata e accompagnata dal relativo costo.

I disegni allegati ai documenti sono di anni diversi. Le quattro piante settecentesche di Palazzo Gaucci (disegni ad inchiostro acquarellati) sono firmate dall’architetto romano Nicola Forti.

Gli altri due disegni acquarellati, prospetto principale e pianta del 2° piano nobile del palazzo (1858), sono posteriori e firmati dall’architetto Giuseppe Marini. Di particolare interesse quest’ultimo bel disegno del “Prospetto principale del Palazzo spettante a Sua Eccellenza il Signor Cavaliere Guglielmo Guglielmi Balleani posto in Roma sulla Via Larga” realizzato dal Marini, grazie al quale possiamo cogliere visivamente le notevoli differenze fra l’antico edificio demolito e l’attuale.

Oggi, parzialmente ristrutturato, il palazzo romano ospita il Centro per la tutela della Salute della Donna.

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Comunicato Stampa