Monday 17 March, 2025
HomeStoria e tradizioneNowruz: la Celebrazione della Rinascita in Iran e Afghanistan

Una tradizione antica che precede l’Islam

Dalla giornalista afghana Shamim Frotan, che vive in Italia, riceviamo:

Nowruz, l’antica celebrazione che segna l’inizio del nuovo anno in Iran e Afghanistan, affonda le sue radici in tempi precedenti l’Islam, risalendo all’epoca di Zoroastro (Zarathustra). Questa festività, che celebra il risveglio della natura, è diventata un simbolo di rinascita e rinnovamento, incarnando la speranza di un nuovo inizio, sia per la terra che per le persone. Secondo la tradizione, come la natura si risveglia dopo il lungo inverno, così anche l’individuo deve purificarsi, indossando abiti nuovi e preparando la casa per il nuovo anno.

L’inizio del Nowruz: l’Equinozio di Primavera

Il Nowruz coincide con l’equinozio di primavera, quando il sole attraversa l’equatore celeste e entra nel segno dell’Ariete, facendo sì che il giorno e la notte abbiano la stessa durata. Nel calendario solare iraniano, questo momento segna l’inizio del mese di Farvardin, il primo mese dell’anno. La celebrazione non è solo un cambiamento temporale, ma una rinnovata connessione con il ciclo della vita e della natura.

Le tradizioni del Nowruz: un viaggio nel tempo

Le celebrazioni di Nowruz iniziano con Chaharshanbe Suri, la notte dell’ultimo mercoledì dell’anno, dove famiglie e amici si riuniscono attorno ai falò. Accendendo fiamme simboliche e saltando sopra di esse, le persone si liberano delle negatività dell’anno passato, purificandosi in vista del nuovo anno. Questo rituale è carico di un simbolismo antico, che unisce il fuoco, elemento di purificazione, al concetto di rinnovamento. Il giorno seguente, l’ultimo giovedì dell’anno, è dedicato alla memoria dei defunti. Le famiglie visitano i cimiteri per rendere omaggio ai loro cari scomparsi, adornando le tombe con fiori freschi e accendendo candele in segno di rispetto e amore eterno.

Le pulizie di primavera: prepararsi al nuovo inizio

Uno degli aspetti fondamentali di Nowruz è la tradizione delle “pulizie di primavera” o khaneh-tekani. Le famiglie iraniane e afghane intraprendono un vero e proprio rito di purificazione domestica, riordinando e pulendo le loro case per eliminare la polvere e le cose vecchie, creando così uno spazio rinnovato per il nuovo anno. Questo atto di pulizia non è solo un gesto pratico, ma ha anche un profondo significato spirituale: liberarsi dalle negatività accumulate per accogliere l’anno con serenità e ottimismo.

Haft Sin: la tavola dei simboli

Un elemento iconico di Nowruz è la tavola Haft Sin, una composizione simbolica di sette oggetti, i cui nomi iniziano tutti con la lettera “S” in persiano, che rappresentano diverse qualità e valori della vita. Ogni elemento sulla tavola ha un significato profondo:

 • Sabzeh (germogli di grano, orzo o lenticchie): simboleggiano la rinascita e il rinnovamento della natura.

 • Samanu (pasta dolce di germe di grano): simboleggia dolcezza e abbondanza.

 • Seeb (mela): rappresenta bellezza e salute.

 • Senjed (frutto di oleastro): simboleggia amore e saggezza.

 • Sir (aglio): simbolo di protezione e salute.

 • Seke (monete): simbolo di abbondanza e prosperità.

 • Aceto (aceto): rappresenta pazienza ed esperienza di vita.

Oltre a questi sette oggetti principali, sulla tavola si trovano anche simboli di buon auspicio, come uno specchio che riflette luce e purezza, candele per illuminare il cammino del nuovo anno, una ciotola d’acqua, simbolo di chiarezza, pesci rossi, segno di vitalità, e uova colorate che rappresentano la vitalità.

Nowruz e la resistenza alla repressione

Purtroppo, oggi in Afghanistan, questa tradizione millenaria è stata messa al bando dai talebani, che considerano Nowruz una pratica “blasfema”. Questo divieto ha privato milioni di persone di una delle festività più significative della loro cultura. Nonostante la repressione, molte famiglie continuano a celebrare Nowruz in segreto, mantenendo viva la speranza e la resistenza. In molte case, la tavola Haft Sin viene allestita in silenzio, come un atto di sfida contro l’oppressione, e come simbolo della forza di una tradizione che nessun regime può cancellare.

Autore

Giancarlo Esposto

Giornalista iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 1985 – tessera n. 52020 - e scrittore. Ha all’attivo numerose collaborazioni con emittenti radio-tv e giornali su carta e online. Nel 2010 medaglia d’argento per i 25 anni di iscrizione all’Ordine, nel 2020 tra i premiati del Premio Giornalistico Nazionale Giuseppe Luconi. Come scrittore, dopo alcune pubblicazioni di sport, relative alla sua attività giornalistica e dedicate al vernacolo, si è dedicato alla narrativa, pubblicando 5 romanzi; il più recente "Anagramma di donne". Pochi mesi fa ha pubblicato il libro "Dal taccuino di un cronista", racconti di oltre trent'anni di giornalismo. Una delle sue frasi preferite: “La letteratura, come tutta l’arte, è la confessione che la vita non basta.” (Fernando Pessoa).