Un mediometraggio, dalla durata di 40 minuti, nato dalla volontà di omaggiare uno dei personaggi simbolo di Ancona e della sua storia. “Umbertì – l’ultimo re di Ancona“, ideato da Tommaso Buglioni con la regia di Gino Bove è stato presentato lo scorso 10 dicembre all’auditorium Orfeo Tamburi e questo fine settimana tornerà in proiezione al Cinema Italia, domenica 25 febbraio alle ore 19.00.
Il film gode del patrocinio del Comune di Ancona e della Regione Marche, insieme al sostegno dell’associazione culturale Ankon Nostra. Un viaggio nel passato, attraverso i racconti di Rosina Andreoni Gianbartolomei, la titolare del locale di corso Mazzini punto di riferimento di Umberto Ceccarini, il vagabondo più conosciuto e amato della città. Insieme agli aneddoti di coloro che l’hanno conosciuto. Ad interpretare Umbertì è Fabrizio Redaelli. Nel cast anche Julia Moroni e Luigi Alberto Pucci, l’autore della celebre foto di Umbertì in taverna, mentre Dario Cassini, Gianmarco Frasca e Luca Violini interpretano in parole e musica alcune poesie della raccolta pubblicata da Buglioni nel libro “Umbertì, slittamenti dell’anima dell’ultimo re di Ancona”. Musiche di Domenica Vernassa, Flavia Stoppa e Tommaso Tittarelli. Hanno collaborato anche Luigi Brecciaroli (Radio Arancia) e il musicista Rexanthony.
“Un documento con pennellate poetiche e malinconiche, scorci della città e del suo mare, il suo traffico e la sua gente, dove Umbertì ha trovato asilo, rifugio, amore ed amicizia” spiega Tommaso Buglioni. Racchiude scorci della città, testimonianze e sguardi rubati dall’apparecchio fotografico; lo abbiamo realizzato in maniera casalinga, grezza, improvvisato, rubando il tempo ai nostri lavori e famiglie, fortemente genuino, senza intenzioni di lucro, che sottolinea con vigore, l’amore per il personaggio, la città ed i suoi abitanti“.
“Da non anconetano, quella di Umbertì è una figura che mi ha rapito appena sono arrivato qui nel 2013– spiega Bove Gino– mi chiedevo chi fosse quello che io credevo un ordinario clochard e perché catturasse l’attenzione di una città intera. Ho realizzato un servizio giornalistico, ma volevo di più. Volevo, per quanto possibile, esplorare la sua anima e quando l’ho intravista, volevo farla un po’ mia. Ho capito che non era un clochard, era un uomo che ha scelto di essere libero e ci è riuscito. Alzi la mano chi non vuole lo stesso, ma per paura o per vincoli si è fermato al “pronti-via”. Ho raccontato un uomo pronto alla libertà, che se l’è presa e che sinceramente invidio. Ecco, quando Tom mi ha commissionato il lavoro si sono incrociate due strade e il “sì” è stato automatico. Come Tom dedico questo lavoro a questa città, che mi ha ospitato. Che ho imparato ad amare e che amerò sempre, finché ci resterò e oltre“.
Una parte dell’incasso sarà destinato in beneficenza al Centro Papa Giovanni XXIII.