Le coste italiane, soprattutto dopo forti mareggiate, possono diventare teatro di un triste fenomeno: il ritrovamento di carcasse di tartarughe marine, spesso appartenenti alla specie Caretta caretta, o più raramente di esemplari feriti e in difficoltà. Questi momenti richiedono un intervento tempestivo e consapevole per garantire la tutela di questi animali, fondamentali per la biodiversità marina. Come comportarsi?
A spiegarlo è l’Ast Ancona che spiega come in caso di ritrovamento di una tartaruga marina, sia viva che deceduta, è essenziale segnalarlo immediatamente alle autorità competenti, in particolare alla Capitaneria di Porto. Quest’ultima coordina gli interventi, attivando gli organismi istituzionali come appunto l’AST, i Comuni territorialmente competenti e i Centri di recupero.
Gli esemplari feriti o malati vengono trasferiti nei Centri di recupero, dove ricevono le cure necessarie per poi essere reintrodotti in mare. L’intervento tempestivo può fare la differenza per il loro recupero, rendendo fondamentale il contributo di ogni cittadino nel segnalare prontamente i ritrovamenti.
Le carcasse di tartarughe decedute invece, sono gestite secondo un protocollo specifico. Dopo la segnalazione, la Capitaneria di Porto attiva il Servizio Veterinario Sanità Animale dell’AST Ancona, il cui personale valuta lo stato della carcassa. Questa può essere destinata allo smaltimento, a cura del Comune competente, oppure all’Istituto Zooprofilattico per eseguire una necroscopia e indagare le cause della morte.
Una rete di intervento per la biodiversità
La salvaguardia delle tartarughe marine coinvolge numerosi enti: la Capitaneria di Porto, l’AST di Ancona, i Comuni, i Centri di recupero e l’Istituto Zooprofilattico lavorano insieme per tutelare queste preziose creature. Tuttavia, il primo passo spetta a ogni cittadino che, trovandosi di fronte a una tartaruga in difficoltà o deceduta, diventa il primo anello di una catena di intervento cruciale.