Mai rappresentata a Jesi, La rondine di Giacomo Puccini chiuderà stasera, venerdì 15 novembre, la 56^ Stagione Lirica di Tradizione di Teatro Pergolesi. Una commedia lirica in tre atti ed uno dei capolavori pucciniani riproposto in un nuovo allestimento realizzato dalla Fondazione Pergolesi Spontini in coproduzione con Teatro Verdi di Pisa e Opéra-Théâtre de l’Eurométropole de Metz, con la regia del francese Paul-Émile Fourny.
Il debutto a Jesi andrà in scena alle 20.30, preceduto ieri da una conferenza stampa dove l’opera è stata raccontata nella sua realizzazione e preparazione, insieme al cast che ha presentato i personaggi sulla scena.
Un’opera fortemente voluta dalla direttrice della Fondazione Pergolesi Spontini Lucia Chiatti, che sottolinea come “la presenza de La Rondine nel cartellone di questa 56esima stagione lirica e di tradizione incarni la possibilità di portare al pubblico qualcosa di mai rappresentato, proprio alla vigilia del centenario dalla scomparsa di Puccini“. “Siamo molto orgogliosi di aver realizzato scene e costumi – ha aggiunto. È una coproduzione e in quanto tale ci permette di condividere esperienze e benefici, sia economici ma soprattutto artistici, grazie alla rete che si crea tra i vari teatri“.
A spiegare l’atipica storia produttiva dell’opera è invece il direttore Valerio Galli. Un capolavoro che doveva inizialmente consistere in un’operetta, ancorato su un progetto originario che però non convinse Puccini, tanto da abbandonare l’idea e farne un’opera “in tre atti composti appassionatamente in soli tre mesi“. La prima rappresentazione al Théâtre de l’Opéra di Monte Carlo nel 1917. “Dopo la prima andò in scena solo 2 volte nel 1917 e in altre due occasioni nel 1920, poi scomparse fino al Quaranta quando venne riproposta alla Scala. È uno dei capolavori di Puccini per eleganza e delicatezza ma fu anche il più travagliato, con problemi di distribuzione ed altre due versioni in cui Puccini provò a cambiare alcuni aspetti dell’opera“.
Tra le critiche riservate all’opera infine, anche quella di un finale debole rispetto alla circolarità del corpo: “in questo caso – spiega l’assistente di regia Luca Ramacciotti – la produzione è fedele alla musica e al libretto originali ma il finale è molto forte ed emozionante“.
Ad accogliere i protagonisti, spiega lo scenografo Benito Leonori, “ci sarà un teatro in rovina, intorno al quale graviterà la storia“.
Nella storia con Magda, Ruggero e Rambaldo
Magda, interpretata dalla soprano Claudia Pavone, è la protagonista dell’opera. La rondine che volerà verso quanto il destino le predice. “Un personaggio moderno e affascinante – come la racconta la Pavone – perché non parla mai al presente. Vive al passato, si racconta sempre con nostalgia, tranne in un momento nel secondo atto, che è l’unica volta in cui la donna vive il presente dicendo a Ruggero che lo ama. La circolarità dell’opera si ferma per dire la cosa più importante . Una Violetta al contrario, donna moderna e consapevole che in un primo momento sceglie di lasciarsi andare per poi ritrovare quella riflessione che le dà il coraggio di sacrificarsi“.
Accanto a lei, Ruggero interpretato dal tenore Matteo Falcier. “Un ragazzo al suo primo grande amore che quando viene lasciato non inveisce contro Magda ma la prega . Un personaggio che parla al futuro. È l’unica opera nel quale il tenore parla di prole, di bambini, e questo lo rende un personaggio molto commovente“.
Infine, il “deus ex machina” – come è stato descritto – Rambaldo, cantato dal baritono Francesco Verna: “l’opera inizia che la relazione con Magda è già in crisi. Lui cerca di trattenerla con regali, bracciali e collane ma quello a lei non basta perché vuole di più. L’incontro con Ruggero risveglia in lei ciò che era morto da tempo. Alla fine tornerà da Rambaldo perché la vita che gli propone Ruggero la spaventa e, come una rondine, torna al punto di partenza, ma sarà la paura a guidarla non l’amore“.
Insieme a loro, a completare il cast il soprano Maria Laura Iacobellis nelle vesti di Lisette, Giorgio Marcello (Périchaud), Mentore Siesto (Gobin), Tommaso Corvaja (Crébillon), Benedetta Corti (Yvette), Sevilay Bayoz (Bianca) e Michela Mazzanti (Suzy). Suona la Form Orchestra marchigiana ed il Coro Archè diretto da Marco Bargagna.
Dopo il debutto, La Rondine andrà in replica domenica, accessibile anche a non vedenti/ipovedenti grazie a un percorso inclusivo e sensoriale prima dell’opera, servizi di sopratitoli e audiodescrizione durante lo spettacolo, e contenuti video inclusivi in Lingua dei Segni Italiana (LIS).