Dopo un 2021 segnato da una produzione ai minimi storici e due anni difficili nel 2022 e 2023, il 2024 si è rivelato un “anno horribilis” per gli apicoltori marchigiani, con un calo di produzione senza precedenti.
A soffrire di più sono stati i mieli primaverili, con un crollo drammatico delle produzioni: si parla di una perdita del 85% per alcune varietà e addirittura del 90% per il miele di acacia, che è praticamente inesistente. Seppur la situazione sia migliorata durante la stagione estiva, la riduzione è stata comunque del 50%, con effetti devastanti su un intero comparto agricolo e sulla sua economia.
Gli apicoltori marchigiani, riuniti nei Consorzi apistici delle cinque province, lanciano un allarme forte e chiaro. Secondo i presidenti dei Consorzi di Pesaro e Urbino, Ancona, Macerata, Fermo e Ascoli Piceno, la crisi che sta attraversando il settore è profondamente legata a cambiamenti climatici drammatici: l’alterazione dei cicli stagionali, con inverni miti, primavere anticipate, estati torride e venti fortissimi, sta mettendo a dura prova la produzione di miele e la salute delle colonie.
A questi fattori si aggiunge un problema annoso: la concorrenza sleale dei mieli d’importazione. In particolare, la Cina, che oggi è il primo esportatore mondiale di miele con una quota del 25% sul mercato globale, sta invadendo l’Europa con mieli a basso costo, spesso adulterati con zuccheri esogeni, come emerso in una ricerca della UE che ha rilevato che il 46% del miele importato contiene additivi non naturali. Questo, oltre a danneggiare l’economia locale, mina anche la qualità del prodotto, mettendo a rischio la sopravvivenza degli apicoltori marchigiani.