“Garantiamo cure a tutti”. Con queste parole il dottor Raffaele Pascarella, primario della Divisione di Ortopedia e Traumatologia dell’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche, descrive la missione di un reparto che negli ultimi anni si è trasformato profondamente, ampliando competenze, tecniche e capacità di risposta a casi sempre più delicati.
Storicamente tra i reparti più attivi dell’Azienda, l’Ortopedia oggi è un punto di riferimento regionale e non solo: un’eccellenza capace di gestire sia le fragilità, come le fratture osteoporotiche degli anziani, sia le complessità chirurgiche, che richiedono tecnologie avanzate, multidisciplinarità e un approccio altamente specialistico.
Un’unità che cresce e si trasforma
Dal 2012, il dottor Pascarella guida una delle due grandi anime ortopediche dell’AOUM, insieme alla Clinica diretta dal professor Antonio Gigante.
“Negli anni – spiega – è cambiato tutto: l’approccio al paziente, le tecniche chirurgiche, le buone pratiche. Oggi affrontiamo casi che un tempo avremmo ritenuto quasi inaffrontabili.”
Un esempio recente conferma il livello raggiunto dal reparto: una donna di 56 anni è stata sottoposta a un intervento delicatissimo per la migrazione in addome della protesi d’anca impiantata anni prima.
“Da una semplice lastra – racconta Pascarella – abbiamo scoperto che la protesi si era spostata fino a sfiorare organi vitali: una vite era a contatto con l’arteria iliaca, un’altra con un’ansa intestinale. Abbiamo operato attraverso un accesso anteriore al bacino per rimuovere la coppa acetabolare e ricostruire la colonna con una placca, poi revisionato l’impianto da un altro accesso. Sei ore di intervento, ma il risultato è stato ottimo: la paziente ha ricominciato a camminare e non ha avuto complicazioni.”
Il caso era stato segnalato da un ospedale di un’altra regione, a conferma della forza attrattiva della struttura.
Fragilità, chirurgia complessa e umanità
La Divisione di Ortopedia effettua oltre mille interventi l’anno, ma ciò che la distingue non è il numero: è la complessità, unita alla volontà di non lasciare indietro nessuno.
“Accogliamo spesso pazienti fragili che altrove non verrebbero operati – aggiunge Pascarella –. Nel 2024 abbiamo trattato chirurgicamente una paziente ultracentenaria con una frattura di femore. Cerchiamo sempre una soluzione, anche quando sembrano non esserci margini.”
È una visione che trasforma la cura in un atto tanto medico quanto sociale.
Dai casi complessi ai campioni dello sport
Negli anni, la Divisione ha seguito decine di migliaia di pazienti. Tra questi, anche nomi noti del panorama sportivo internazionale.
Nel 2017, il pluricampione MotoGP Valentino Rossi arrivò a Torrette per una frattura a tibia e perone.
Pascarella ricorda così quell’episodio:
“Ero a Bologna, a una festa di pensionamento. Alle 23 mi chiamano dall’entourage di Valentino: doveva essere operato subito. Sono salito in auto e poco dopo l’una eravamo in sala operatoria. L’intervento è riuscito perfettamente e il giorno dopo ha iniziato a camminare.”
Nel 2019, a sottoporsi alle cure del reparto fu anche Francesco Bagnaia, oggi campione del mondo MotoGP, per una frattura del piatto tibiale. Anche in quel caso, il trattamento ebbe successo.
“La nostra credibilità – conclude Pascarella – nasce da un grande lavoro di squadra. Medici, infermieri, anestesisti, strumentisti, tutto il personale del blocco operatorio: è grazie alla loro professionalità se tanti pazienti, famosi e non, si fidano di noi. Quando scelgono la nostra unità operativa, lo fanno perché si sono informati sulla qualità del reparto e sulle competenze.”


