La sentenza letta in aula ieri ha lasciato la donna costituita parte civile nel processo, “senza parole”. Attesa per le motivazioni della decisione
Ieri mattina presso il Tribunale di Pesaro si è concluso un processo che ha visto sul banco degli imputati un uomo di 53 anni, senza fissa dimora, ma domiciliato nel pesarese, accusato di furto, truffa e violenza privata nei confronti di una 60enne che gli ha fornito ospitalità per circa due anni. Il Giudice dott. Tetto ha assolto l’uomo perchè il fatto non sussiste per tutti i capi d’accusa, sostenuti dal Pubblico Ministero dott.ssa Federica Guarrella.
Una scelta non condivisa dalla difesa della donna, assistita dall’Avv. Cristina Carnevali del Foro di Ancona. “Restiamo sconcertati perché, alla luce delle precedenti sentenze di altri giudici dello stesso tribunale in giudizi a parti invertite, che hanno assolto la mia assistita dalle infondate accuse dell’uomo che ha ospitato in casa per quasi due anni, c’è da chiedersi se sia corretto che la vicenda si concluda come se nulla fosse accaduto“.
La donna durante l’istruttoria, ha raccontato di aver ospitato dal 2019 un uomo che aveva conosciuto tramite il mercatino di Facebook, per compassione e per aiutarlo. Quella che doveva essere una sistemazione temporanea, si è prolungata per due anni, e la donna già dopo qualche mese ha iniziato ad insospettirsi, come pure i suoi familiari. Sparivano oggetti, lui faceva richieste e domande sui suoi averi, fino a passare a minacce pesanti, brutte parole. Un ospite che la donna non riusciva a mandare via, perché intimorita e fragile, finché nel 2021 i Carabinieri di Fano sono intervenuti ed hanno posto fine a quella convivenza forzata.
Si sono succedute querele reciproche, nelle quali l’uomo accusava la donna di averlo minacciato con una pistola. L’epilogo di questa questione è stata una condanna per calunnia dell’uomo. La 60enne è stata anche assolta dalle accuse di appropriazione indebita dopo la denuncia formulata dal suo ospite.
In questo ultimo processo presso il Tribunale di Pesaro, a carico dell’imputato vi erano tre accuse: il furto di oggetti appartenuti alla signora, la truffa (modificata dal Pubblico Ministero in appropriazione indebita) di una Vespa 50 e infine violenza privata. In aula sono stati sentiti testimoni che hanno riferito di quella convivenza forzata, della volontà della donna di mandarlo via trovando altre case in affitto per lui.
La difesa dell’imputato, nelle mani dell’avv. Leone del Foro di Pesaro, ha invece sentito un vicino di casa su un oggetto militare che l’imputato aveva lasciato nelle sue mani, prima di venderlo su un mercatino.
L’imputato si è sempre difeso dicendo che aveva chiesto di essere regolarizzato con un contratto, in quella che era una semplice stanza di un seminterrato, paragonabile ad un garage, e che ciò che metteva in vendita su Marketplace era suo o di altri. Ha sempre negato di averla minacciata e maltrattata.
C’è poi una questione rimasta aperta. L’imputato è stato assolto dall’accusa di essersi appropriato di una Vespa, custodita nel garage della signora che lo ospitava. Agli atti c’è una precedente sentenza di assoluzione della donna per appropriazione indebita, riferita alla stessa Vespa, che come emerso dalle istruttorie di entrambi i processi, era appartenuta all’ex compagno, scomparso nel 2017. “La Vespa di chi è se sono in due a rivendicarla ma nessuno ha posto in essere condotte perseguibili?“, continua il legale della donna. “A questo punto la domanda è legittima, ma retorica“.
“Ciò che rattrista di più è che, proprio mentre in tutto il mondo ci sono iniziative contro la violenza sulle donne, venga ignorato un grido di aiuto, come quello della mia assistita. Non si è tenuto conto di quanto emerso in aula, delle dichiarazioni del consulente tecnico sullo stato psichico della parte civile, nulla“.
Ora le parti in causa attendono novanta giorni, destinati al Giudice del tribunale di Pesaro per spiegare le motivazioni che lo hanno portato alla sentenza di assoluzione.