Il 24 agosto 2016, una scossa di magnitudo 6.0 svegliò il Centro Italia.
L’epicentro ad Accumoli, piccolo paesino in provincia di Rieti ma la scossa venne avvertita fino alle città della costa adriatica. L’INGV la definì sequenza sismica Amatrice – Norcia – Visso perché, dopo quella prima scossa, ne seguirono numerose altre, tanto intense e distruttive da causare danni in 140 comuni tra Lazio, Umbria e Marche. Quelli maggiormente colpiti furono Amatrice, Visso, Arquata del Tronto, Ussita, Castelsantangelo sul Nera e Norcia, epicentri delle scosse successive che ancora oggi mostrano i segni indelebili del sisma.
Da quel giorno, iniziò un lungo periodo di incertezza e paura, accompagnato da periodiche nuove scosse. La più forte, alle 7.40 il 30 ottobre, di magnitudo 6.5 con epicentro tra i comuni di Norcia e Preci.
Gli sfollati furono in tutto 41.000 mentre sotto le macerie 299 persone persero la vita e 388 rimasero ferite.
Geologi Marche: ” la ricerca e la prevenzione non deve fermarsi”
“Sono passati sette anni dal sisma che ha colpito il centro Italia, provocando la morte di 299 persone e sconvolgendo la vita di migliaia di cittadini. Lo conosciamo tutti come “il terremoto di Amatrice” perché il paese del Lazio ha pagato il tributo più alto, in termini di danneggiamento e di vittime, ma non bisogna dimenticare che l’evento colpì tutta l’alta valle del Tronto e buona parte del territorio marchigiano” scrive in occasione dell’anniversario dal sisma il presidente dell’Ordine dei Geologi delle Marche, Piero Farabollini.
“Dopo anni passati a combattere la burocrazia, con le inevitabili difficoltà insite in un processo che coinvolge 4 Regioni e 138 Comuni, oggi la ricostruzione sta finalmente procedendo a passo più spedito, sebbene non manchino le difficoltà. Una, ad esempio, legata al bonus 110%, ora 90%, che ha portato molte ditte a dare priorità a questi ultimi cantieri, mettendo in secondo piano quelli post-sisma. Dopo sette anni – continua – è però anche giusto ricordare quanto di buono è stato fatto: quasi in tutti i Comuni del cratere ad esempio è stata completata la microzonazione sismica di terzo livello. Si tratta di uno straordinario lavoro di prevenzione che permette di calcolare, nel massimo dettaglio, il modo in cui il terreno reagirà alle prossime scosse sismiche. Nei territori colpiti viene anche svolta un’analisi dettagliata delle aree in frana, dove di fatto è impossibile edificare. Questo significa ricostruire in sicurezza, grazie al massimo grado di conoscenza del sottosuolo oggi raggiungibile. In futuro, l’imprevedibilità di un evento sismico non potrà più essere un alibi per giustificare case e infrastrutture fortemente danneggiate“.
“La ricerca non deve mai fermarsi, perché i terremoti non sono evitabili né prevedibili ma i suoi effetti possono essere mitigati, studiando le caratteristiche geologiche dei territori nel massimo dettaglio possibile. Per farlo occorrono investimenti, più soldi ai Comuni, più professionisti a sostegno degli uffici tecnici, una cabina di regia a livello regionale che monitori l’andamento degli studi e delle opere di prevenzione. Investire nella prevenzione è il modo migliore per onorare le vittime del 24 agosto 2016“.