Sabato 25 febbraio è stato inaugurato alla presenza delle istituzioni politiche e religiose e del presidente della Regione Acquaroli il Teatro storico comunale intitolato a “Beniamino Gigli” di Monte Roberto, frutto di un lungo restauro durato oltre un decennio.
Pochi sanno che la Regione Marche vanta più di cento teatri storici e molti si trovano in piccoli borghi.
Quello di Monte Roberto è veramente una chicca. E’ l’unico esempio che abbiamo di teatro alla francese, cioè con palchetti a ballatoio e non ad alveare come nei teatri all’italiana.
Dall’esterno il visitatore che si trova a passeggiare per le viuzze del centro storico non noterebbe mai il teatro. Infatti come un vero gioiello, si trova incastonato tra il Palazzo comunale e le abitazioni civili.
Solo notando una scritta posta sotto un balcone in ferro ci si rende conto che dietro quel portone si apre uno splendido teatro.
Le dimensioni sono ridotte, ma colpisce subito per la sua bellezza, tutto rifinito nei minimi particolari: il soffitto che sembra stellato, il blu cobalto delle poltroncine, il celeste delle colonne in legno, l’azzurro del palco e le delicate decorazioni del balconcino, insomma un colpo d’occhio eccezionale.
I lavori di restauro, fatti in maniera conservativa e recuperando ogni particolare, hanno dato un ottimo risultato. Il teatro era ridotto in stato di completo abbandono ed aveva subito anche un piccolo incendio che aveva lesionato anche le parte lignee.
Dopo lo splendore degli inizi del ‘900, il declino si è avuto dopo gli anni cinquanta del ‘900, tanto che nel 1970 ha ospitato un laboratorio di confezioni.
Raccontiamo brevemente la storia del teatro Beniamino Gigli: “nella seduta consigliare del 29 agosto 1816 si fece la proposta di riadattare l’antica sala del Comune a sala per pubblici spettacoli soprattutto durante il carnevale. L’incarico di allestire la sala venne dato al sig. Serafino Salviati che accettò nella stessa seduta del 29 agosto. I lavori probabilmente iniziarono subito e si conclusero in breve tempo.
Il costo dell’opera doveva essere assorbito per la maggior parte dai cittadini richiedenti, mentre una piccola quota era a carico del Comune che si riservava il palco centrale dei tredici previsti.
Il palcoscenico venne ricavato in uno spazio attiguo all’ex-sala consigliare divisa con una parete di legno dipinta a finto marmo.
Durante l’esecuzione dei lavori si rinunciò alla costruzione dei palchi, probabilmente per la ristrettezza degli spazi a disposizione, limitandosi ad un unico loggiato a ferro di cavallo su pilastri in mattoni rivestiti di legno diviso in box.
Nel 1920 fu oggetto di un importante lavoro di restauro, che ne mantenne comunque la struttura originale.
Tra il 1930 e il 1940 furono realizzate le decorazioni, la controsoffittatura e la pavimentazione della sala”.
Quando un pezzo di storia torna alla fruizione della comunità è sempre motivo di gioia e di festa, anche perché aiuta a mantenere vivi i nostri antichi borghi.