Le Marinerie d’Italia unite contro la limitazione della pesca a strascico e la creazione di nuove aree marine protette.
Le due misure sono parte del Piano d’azione Ue proposto dal Commissario europeo alla Pesca e all’Ambiente Virginijus Sinkevičius, volte a tutelare l’impatto sociale di un’attività che attualmente coinvolge circa 7000 lavoratori in Italia.
Hanno considerato l’impatto sociale ma non quello economico, sostengono di fatto le marinerie italiane che venerdì 23 giugno si incontreranno nei principali porti nazionali per protestare.
Portavoce del dissenso, le cooperative, imprese e i lavoratori di AgciAgrital, Confcooperative FedAgriPesca, Legacoop Agroalimentare, Coldiretti Impresapesca, Federpesca, Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila Pesca che, anche ad Ancona, si ritroveranno nel presidio del porto alle 9.30.
«L’obiettivo è la salvaguardia del settore in modo da poter garantire sicurezza alimentare ed approvvigionamento equo, ma puntiamo ovviamente ad assicurare anche un futuro a migliaia di lavoratori famiglie ed imprese. – sottolinea Danilo Santini Segretario Generale Fai Cisl Marche –Demolire in questo modo la pesca a strascico causerebbe inoltre un aumento delle importazioni da Paesi in cui la pesca non rispetta la nostra legislazione su ambiente, sicurezza e lavoro.»
«In Italia la pesca a strascico rappresenta il 20% della flotta totale con 2088 unità, circa 7000 lavoratori, il 30% degli sbarchi ed il 50% dei ricavi. – specifica e conclude Santini – In Europa rappresenta il 25% degli sbarchi totali di prodotti ittici ed il 38% dei ricavi, con oltre 7.000 imbarcazioni. Ci chiediamo come si possa ripensare tutto questo, alla luce di un Piano di Azione così deleterio.»