Friday 22 November, 2024
HomeMarcheAttualità MarcheAl via la semina del girasole, la preoccupazione di Confagricoltura: “coltivarlo è una rimessa”

“La regione dia un segnale. Ne va del futuro delle imprese e dell’identità paesaggistica marchigiana”

È il fiore giallo per eccellenza. Coltivato in origine dagli indiani d’America, il Girasole arrivò a colorare l’Europa nel XVI secolo, dapprima come pianta ornamentale e dall’800 coltivata per la produzione di olio. A renderlo unico, oltre al colore, il movimento eliotropici che vede il fiore ruotare il proprio volto nel corso della giornata in base al movimento del sole.

Nelle Marche, sono circa 40 mila gli ettari coltivati a girasole ogni anno. Distese gialle che animano le colline durante l’estate che, purtroppo, rischiano di diminuire sempre più dato il poco rendimento degli ultimi anni e le difficoltà legate alla sua coltivazione. Tra queste, è noto il problema dei piccioni che trovano nei campi appena seminati oasi di cibo a cielo aperto, costringendo spesso gli agricoltori a dover riseminare. Poi l’aumento dei costi di coltivazione e rendimenti scarsi date le limitazioni nell’uso di geodisinfestanti.

In difesa di una coltura a rischio, a pochi giorni dall’inizio delle semine, arriva l’appello di Confagricoltura Marche che, attraverso le Unioni provinciali di Macerata e Ancona, rivolge un appello alla Regione affinché autorizzi una deroga in maniera mirata alle limitazioni tecniche imposte dal disciplinare di lotta integrata, salvaguardando così la produzione. L’obiettivo, quello di supportare gli agricoltori ma anche quello di salvare una coltura identitaria della regione. In tal senso, data la bellezza delle fioriture di girasole nelle colline, la stessa Confagricoltura aveva, lo scorso anno, avanzato anche la proposta di incentivarne la coltivazione e prolungarne lo spettacolo utile anche per il turismo regionale.

Pettinari, Confagricoltura Macerata: “coltivare il girasole non è più conveniente”

Siamo la regione leader in Italia nella coltivazione del girasole che, grazie ai suoi splendidi colori, rappresenta anche un elemento identitario del paesaggio marchigiano” spiega Andrea Pettinari, presidente di Confagricoltura Macerata. Che aggiunge: “Ma oggi coltivare il girasole non è più conveniente. L’agricoltore non ha più la giusta remunerazione. Anzi, va a coltivare un prodotto che non ripaga i costi sostenuti. E per il grano, l’altra coltura prevalente nelle Marche, siamo sulla stessa linea. Ed è questo il nodo cruciale per il quale gli agricoltori stanno protestando con i loro trattori. Non è certamente sufficiente l’aiuto accoppiato della Pac, servono altre iniziative. E le Marche, che con oltre 35 mila ettari coltivati da circa 15 mila aziende agricole sono la regione dove è più alta la concentrazione di girasole, devono avere un supplemento di responsabilità nei confronti del settore primario”.

In che modo?” spiega Pettinari: “Autorizzando geodisinfestante ed efficace antilumaca, prodotti assolutamente necessari per garantire rese adeguate. L’autorizzazione in deroga permetterà così di non perdere il sostegno dell’ecoschema 4 sul rispetto del disciplinare di lotta integrata per le colture da rinnovo che ad oggi impedisce l’uso di questi due prodotti. E questo – ricorda – si traduce in un valore economico importante non solo per l’azienda agricola, ma per le Marche intere, perché i paesaggi colorati di arancione che il girasole da giugno e per due mesi garantisce, hanno un valore paesaggistico e turistico straordinario che sarebbe davvero un peccato imperdonabile perdere”.

Con l’introduzione dell’ecoschema 4 nella Pac – aggiunge e chiarisce Alessandro Bettini, vicepresidente Confagricoltura Anconal’Unione europea intende introdurre misure più rispettose verso l’ambiente, che tra l’altro è un tema che sta a cuore a prescindere a tutti gli agricoltori. Ma la cifra irrisoria che garantisce questo ecoschema, appena 49 euro ad ettaro nella scorsa campagna, disincentiva l’agricoltore a adeguarsi, spingendolo necessariamente verso metodi convenzionali, che per altro non hanno impatti ambientali significativi. Senza contare l’eccessiva burocrazia con cui si deve fare i conti, tra carte da riempire e certificazioni da produrre”.

Autore

Giorgia Clementi

Nata sotto il segno del leone, cresciuta nella capitale del Verdicchio. Dopo la maturità classica al Liceo Vittorio Emanuele II di Jesi scopro l'interesse per il mondo della comunicazione che scelgo di assecondare, dapprima con una triennale all'Università di Macerata, ed in seguito con una laurea magistrale in Giornalismo ed editoria all'Università di Parma. Spirito d'iniziativa, dinamismo, (e relativa modestia), i segni che mi contraddistinguono, insieme ad un amore unico per le bellezze del mio territorio. L'idea di fondare Capocronaca, insieme a Cristina, nasce all'inizio del 2023. Nelle sue fondamenta, la volontà di dare ai lettori una voce nuova da ascoltare e scoprire insieme a loro, cosa accade ogni giorno.