Alla casa di Cura Villa Igea di Ancona, un intervento di chirurgia mininvasiva per il trattamento del tumore all’utero. Una tecnica chirurgica nuova che potenzia la risposta della clinica alle patologie oncologiche femminili.
L’intervento è stato effettuato nei giorni scorsi quando ad essere operata è stata una paziente sessantaduenne affetta da adenocarcinoma endometrioide moderatamente differenziato dell’endometrio, l’istotipo più comune di cancro dell’utero. Il nuovo approccio laparoscopico mininvasivo, cioè senza tagli sulla parete addominale, consente di asportare la neoplasia e permette anche di identificare il linfonodo “sentinella”, il primo a essere eventualmente interessato da metastasi.
Nel caso specifico della paziente, l’intervento è durato circa tre ore, ed è stato eseguito dall’équipe del dottor Nicola Fattizzi, responsabile della Ginecologia della struttura di via Maggini, con i colleghi Flaviano Persichini e Raffaella Sansone.
La paziente, alla quale è stato necessario rimuovere utero, tube e ovaie oltre al linfonodo sentinella, è stata dimessa in perfette condizioni cliniche dopo meno di 48 ore dall’intervento. La paziente sarà sottoposta al controllo post-operatorio di routine a distanza di 20 giorni circa e, alla luce dell’esito dell’esame istologico dell’utero, degli annessi e dei linfonodi asportati, si discuterà se e a quale tipo di terapia post-chirurgica dovrà essere sottoposta (radioterapia e/o chemioterapia oppure solo follow up clinico-strumentale).
La tecnica spiegata dal Dottor Fattizzi
“Questa tecnica – spiega il ginecologo Fattizzi – prevede l’impiego di verde indocianina, una sostanza tracciante naturale e fluorescente che viene iniettata, dopo l’anestesia generale, nel collo dell’utero e che va a colorare il linfonodo sentinella, cioè quello in cui potrebbero essere migrate le cellule cancerose. Questo viene identificato grazie a un innovativo sistema videolaparoscopico. Inserita come indicazione nelle linee guida oncologiche internazionali, questa tecnica consente al chirurgo di sapere se il tumore è diffuso anche ai linfonodi: in tal modo non sarà necessario asportare tutti quelli presenti nella zona interessata, ma solo il cosiddetto ‘sentinella’, evitando ampie e dannose asportazioni di tessuto linfatico”.
L’assenza di metastasi nel linfonodo sentinella assicura con grande affidabilità la negatività di tutti i linfonodi regionali, addominali e pelvici. “Questo – prosegue Fattizzi – esclude la necessità di asportare tutti i linfonodi per l’esame istologico e di ridurre la durata dell’intervento chirurgico, le complicanze intra-operatorie e post-chirurgiche, la morbosità a breve e lungo termine e la durata della degenza, migliorando così la qualità di vita delle pazienti. Questo cambiamento di approccio chirurgico nelle neoplasie dell’endometrio rappresenta un chiaro esempio di chirurgia personalizzata, di tailored surgery, cioè di chirurgia ‘su misura’ per la paziente, sempre più adottato nelle malattie oncologiche in ambito ginecologico e in altri distretti.
Un altro importante risultato nell’utilizzo della metodica è una maggiore appropriatezza. La laparoscopia mininvasiva è infatti ormai il gold standard in questo ambito. “Possiamo offrire alle nostre pazienti – aggiunge il responsabile della Ginecologia – un approccio chirurgico mini-invasivo che eviti grossi tagli sulla parete addominale e, allo stesso tempo, una delle tecniche più moderne a disposizione e la più mirata per evitare interventi demolitivi che prevedono la dissezione totale e radicale di tutti i linfonodi e modulare le terapie successive”.
Fondamentale infine, anche il coinvolgimento di diverse figure professionali tanto nell’iter pre-operatorio quanto in quello post-operatorio. “Risultano di fondamentale importanza – conclude Fattizzi – sia la qualità della stadiazione pre-chirurgica attraverso esami radiologici di secondo livello, come la tac e la risonanza magnetica, che eseguiamo all’interno della nostra struttura, sia la discussione collegiale del caso clinico alla luce dell’esito dell’esame istologico effettuata nell’ambito di un meeting multidisciplinare oncologico insieme ad anatomo-patologi, radioterapisti, radiologi e oncologi. A questo punto la paziente sarà informata della decisione collegiale, presa basandosi sulle linee guida nazionali e internazionali, riguardo le terapie adiuvanti, cioè necessarie dopo l’intervento chirurgico, e i controlli successivi nel tempo”.