Profumo di rosa e viola, colore rubino intenso, tannini vellutati e un’anima che racconta secoli di storia e visioni future: così il vino Lacrima di Morro d’Alba ha festeggiato, sul prestigioso palcoscenico del Vinitaly, i 40 anni dal riconoscimento della Denominazione di Origine Controllata.
Un anniversario che è stato celebrato con un evento ricco di significato e riflessioni, voluto e promosso dal Comune di Morro d’Alba e dall’Assessore alla Cultura e Turismo Alessandra Boldreghini, presente per ricordare come questo vino, profondamente radicato nel territorio marchigiano, sia oggi anche un ambasciatore di innovazione.
“Il vino Lacrima – ha affermato l’Assessora – è la voce di una terra antica e fiera, che sa guardare avanti senza dimenticare da dove viene. È un sogno da vivere qui, nelle Terre del Lacrima, dove ogni calice racconta emozioni che travolgono e fanno innamorare.”
Un vino che invecchia con grazia e chiede una Riserva
Tra gli aspetti emersi durante l’incontro, anche una riflessione tecnica di grande rilevanza: il potenziale evolutivo del Lacrima. Tradizionalmente considerato un vino giovane, da bere entro pochi anni dalla vendemmia, sta ora mostrando una straordinaria capacità di affinamento.
A confermarlo è stato l’enologo Roberto Potentini, che ha sottolineato come le bottiglie delle annate 2016-2020, protagoniste della degustazione tenutasi durante l’evento, abbiano rivelato una terziarizzazione nobile, in grado di affinare ulteriormente le caratteristiche del vino al palato, alla vista e all’olfatto.
Questa nuova consapevolezza ha aperto il dibattito su un possibile cambio di disciplinare che introduca ufficialmente una versione “Riserva” del Lacrima, capace di raccontare il tempo e valorizzare ancora di più l’eleganza di questo vitigno autoctono.
Dal calice al territorio: un marketing esperienziale
Ma la Lacrima di Morro d’Alba non è solo un vino: è un paesaggio da bere, un territorio da vivere. È su questa visione che si fonda il progetto di marketing territoriale al centro dell’intervento dell’Assessore Boldreghini, che ha parlato di una strategia dove vino e identità locale si intrecciano per offrire al visitatore un’esperienza totalizzante.
“Il vino Lacrima vibra delle stesse emozioni che si provano osservando i colli dipinti da Giacomelli o leggendo i versi di Leopardi. È il riflesso di una cultura che attraversa secoli, dalle mura del Castrum Murri al Camminamento La Scarpa, fino agli sguardi contemporanei di artisti come Enzo Cucchi.”
È questo legame profondo tra cultura, paesaggio e sapore che può portare il Lacrima verso un nuovo posizionamento nel panorama enologico italiano e internazionale. Un vino che va scoperto sul posto, tra i tramonti marchigiani, le torri panoramiche da cui si scorgono il mare e i Sibillini, e il borgo medievale da cui tutto ha avuto origine.
L’evento al Vinitaly si è concluso con un brindisi simbolico, ma denso di significato: quello che ogni bottiglia di Lacrima aperta lontano da casa sappia suscitare una nostalgia così intensa da far desiderare il ritorno.