Perché le influencer non “influenzerebbero” più come una volta
Codici sconto a gogo, promozioni che sembrano non esaurirsi mai, decine di Instagram stories o video TikTok in cui viene spiegato il funzionamento di un prodotto piuttosto che di un altro: questo, a grandi linee e con termini più che semplificati, è il mestiere dell’influencer. Una figura che è esplosa in anni recenti a partire dalla capostipite Chiara Ferragni, e che, con la progressiva espansione del mondo virtuale, si è trasformata in una professione ambitissima dai più.
Al giorno d’oggi, dopo una fase in cui questa categoria pareva destinata a proliferare all’infinito, si sta assistendo ad una vera e propria riqualificazione degli influencer. Motivo per il quale, due esperte del settore del calibro di Martina Ricca ed Alice Berardi non avrebbero potuto non affrontare la tematica all’interno del loro podcast Mea Talk.
Lo hanno fatto avvalendosi del supporto di Andreea Tolomeiu, conosciuta sui social col nickname di Influencer Onesta. È proprio quest’ultima, forte della sua esperienza sulle piattaforme, ad illustrarci perché (e soprattutto come) sia cambiato il ruolo degli influencer, che potremmo attualmente dividere in due grandi categorie: le testimonial e le venditrici.
Essere influencer nel 2023: tra testimonial e venditrici, i lati oscuri di un mestiere
Non è più possibile negarlo: essere influencer, nel 2023, è sicuramente un mestiere riconosciuto, e in quanto tale va portato avanti con consapevolezza e competenze, laddove l’obiettivo sia quello di far crescere la propria community social. Il problema, come sollevato dalla creator Influencer Onesta ai microfoni di Mea Talk – il podcast animato dalle social media manager Alice Berardi e Martina Ricca -, è che spesso e volentieri queste figure “amiche” mancherebbero delle competenze necessarie per rendere la promozione di un determinato prodotto o servizio realmente credibile.
“Nell’ultimo periodo è molto in voga la skincare, ma il problema è che quest’ultima è personale” – ha osservato la content creator, ormai popolarissima sui propri canali social. “Non sento mai nessuna influencer consigliare alla propria community di consultare prima un dermatologo. Parlano dei prodotti che sponsorizzano come se andassero bene per tutti, ma spesso fanno le venditrici a discapito di qualcun altro”.
Quanto alla suddivisione a cui si accennava, Andreea Tolomeiu ha rimarcato il fatto che il mondo delle influencer, ad oggi, appare letteralmente spaccato a metà. Da un lato vi sono le personalità affermate del settore (come Giulia De Lellis o Beatrice Valli), le quali hanno assunto una veste da vere e proprie testimonial. Dall’altro, risultano in forte crescita le cosiddette “micro influencer”, a cui l’ospite del podcast ha fatto riferimento col termine di “venditrici”. Personalità, in sostanza, con una community notevolmente inferiore rispetto alle prime, ma sufficientemente grande da garantire un piazzamento efficace dei prodotti sponsorizzati, con conseguente acquisto.
Macro influencer tramutatesi in testimonial da un lato, micro influencer che ricoprono il ruolo di venditrici dall’altro. Sarebbero questi, a detta di Influencer Onesta, i connotati di un fenomeno a cui si sta assistendo con sempre maggior forza, e cioè quello del «deinfluencing»: una crescente e generalizzata sfiducia nei confronti di tali figure, che un tempo erano considerate – spesso anche impropriamente – dei veri e propri “pozzi di scienza”, e delle quali, al giorno d’oggi, nessuno si fiderebbe più.
In un contesto web in cui tuttora vige la legge della viralità e del contenuto in grado di calamitare l’interesse degli utenti in pochi secondi, illustrare con dovizia di particolari quelli che sono i pregi e i difetti di un prodotto, dimostrando di averlo testato sulla propria pelle e di sapere di cosa si sta parlando, può rivelarsi un’impresa difficile da portare a termine, se non impossibile.
La perdita di fiducia nei confronti delle influencer – costrette ad adoperare strumenti quali Reel, video che non superano il minuto, e stories dalla lunghezza limitata – sembrerebbe essere solo l’inizio di un meccanismo di rovinosa caduta per questa professione, che nei prossimi anni vedrà la propria composizione decimata. In parallelo, nel caso in cui questa “pulizia generale” arrivasse a dare i suoi frutti, il ruolo di personalità quali Influencer Onesta potrebbe non rivelarsi più necessario.
Influencer Onesta, alias Andreea Tolomeiu: chi è e cosa fa sui social
In un mondo in cui gli influencer sono a caccia di followers ai quali propinare con insistenza i prodotti sponsorizzati, Andreea Tolomeiu (Influencer Onesta) è l’influencer che mira a fornire un’opinione autentica, oggettiva e priva di condizionamenti sui prodotti testati. Il punto di forza della content creator, come da lei ribadito durante il podcast, è proprio quello di non essere pagata, e di non aver mai sottoscritto alcun contratto di collaborazione.
I suoi pareri rispetto ai prodotti testati – i quali, spesso e volentieri, vengono sottoposti ad Andreea dalla sua stessa community – sono totalmente spassionati, lontani da qualunque intenzione di condizionare gli utenti, e men che meno di garantire la vendita degli stessi. Eppure verrebbe da chiedersi: laddove il fenomeno del «deinfluencing» prendesse davvero piede, avvalorando collaborazioni tra brand ed influencer che puntino unicamente alla qualità, affossando le personalità a caccia di vendite, il ruolo di una figura come quella di Influencer Onesta potrà ancora dimostrarsi utile, oppure sarà destinato a scomparire?