Cuore che batte guidato dall’apprensione. La pelle d’oca quando Osimhen segna il primo punto del Napoli contro l’Udinese, già in vantaggio di un bersaglio. Lo stadio si infiamma. La vittoria è matematica ma conferma le aspettative di una città in fermento da mesi.
Lo scudetto vinto dal Napoli non è una semplice vittoria calcistica. La vittoria del Napoli è folclore. È tradizione celata in attesa di poter esplodere. È l’occasione di una città di mostrare il senso di appartenenza che è in grado di creare. È l’Italia che ama il calcio. L’esempio di come una bandiera abbia il potere di unire i cuori.
Il terzo scudetto issato al cielo
La vittoria torna alla città partenopea dopo 33 anni. Con un goal di entrambi le squadre, il pareggio ha confermato la squadra bianco-azzurra campionessa d’Italia, con un traguardo che passa alla storia per essere stato conquistato con cinque giornate di anticipo da una squadra guidata dall’allenatore più anziano ad aver vinto lo scudetto.
I festeggiamenti dei tifosi sono sotto la lente d’osservazione da giorni. La sorte predice una vittoria lontano da casa, ad Udine, mentre Napoli si veste accuratamente a festa.
I cittadini hanno intonato cori commossi. I tifosi allo stadio di Udine hanno invaso il campo a fine partita, mentre i cittadini hanno animato le vie testimoni della storia del calcio partenopeo.
Dopo trentatré anni, torna l’occasione di festeggiare “come Napoli comanda” .
Maradona, la Madonna e la tradizione nata 33 anni fa
Risalendo le cronache bianco-azzurre, il primo scudetto viene issato al cielo dai giocatori in campo nella stagione 1986-1987. Il secondo arriverà solo due anni più tardi, nel 1990, mentre per il terzo serviranno più di trent’anni.
Una storia trentennale, con ben otto secondi posti conquistati negli anni in classifica, che segna il terzo scudetto proprio il 4 maggio.
Ma la tradizione viene scritta già da quella prima vittoria. La prima vittoria con Maradona, acquistato dal Napoli nel 1984 tra critiche per l’alto compenso versato dalla squadra di Ferlaino, e le aspettative dei tifosi.
Prima di allora, il Napoli non aveva mai vinto lo scudetto e quando, finalmente nell’87 lo conquistò, tutti i napoletani scesero in strada a festeggiare.
Si racconta una storia di pareggi anche in quella prima occasione. Al Napoli ne basta uno contro la Fiorentina per i due punti che l’avrebbero portata alla vittoria, ma con l’Inter che viene battuta a Bergamo, lo scarto si riduce ad un punto. Così, un pareggio contro i Gigliati è sufficiente per fare la storia.
In quel caso, nessuna invasione di campo chiuderà la partita. I tifosi scenderanno nelle strade intonando un celebre inno appartenente di diritto agli Ultras del Napoli: “Oh mamma mamma mamma/sai perché mi batte il corazon?/ Ho visto Maradona/ Ho visto Maradona/ eh, mamma’, innamorato son“
La frenesia unisce tutti sotto lo stesso segno. I colori bianco e celeste attenuano ogni differenza e piccoli rituali come i cori intonati rafforzano la fratellanza.
Al resto, ci pensa infine la simbologia. Il Napoli vince infatti il primo scudetto il 10 maggio, quando ricorre la Festa della mamma. Il richiamo è ovviamente alla Mamma cristiana per eccellenza, alla Madonna che si schiera al fianco di San Gennaro come benefattrice e patrona della città.
Da allora, è lei che viene ringraziata per i momenti di gioia, per le vittorie e le conquiste. Gli sguardi guardano al cielo e ringraziano la Madonna per aver regalato tanta emozione ai cittadini, per poi cercare lassù l’anima del Napoli dalla lunga chioma, prima di posare gli occhi a terra.