I membri del Comitato Intergovernativo per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità sono riuniti in questi giorni in Botswana dove hanno appena inserito il Canto lirico italiano tra i Patrimoni immateriali dell’Unesco.
Un riconoscimento atteso da anni, comunicato alla vigilia della prima alla scala di Milano dove, il 7 dicembre, andrà in scena il Don Carlo di Giuseppe Verdi.
Il settore conta nel nostro paese oltre 80 mila addetti ai lavori che tramandano l’arte lirica italiana ed il suo valore nel mondo. Con l’iscrizione appena annunciata, il canto lirico diventa la 18esima eccellenza iscritta nella Lista, insieme all’Opera dei pupi siciliani e il Canto a tenore sardo iscritti nel 2008, la tradizione dell’allevamento dei Cavalli Lipizzani nel 2022 e il Tocatì, il Festival Internazionale dei Giochi di Strada di Verona, entrato nel Registro delle Buone Pratiche della Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale.
L’iter per far entrare la “pratica dell’arte lirica” tra i beni immateriali Unesco era iniziato nel 2011 quando venne costituita l’associazione dei Cantori Professionisti d’Italia. Un primo passo per unire i cantanti solisti italiani in un gruppo coeso, così da diventare soggetti nel dialogo della valorizzazione della musica e dell’arte teatrale. La voglia di vedersi riconoscere il proprio valore passa così per il dossier per candidare l’Opera lirica italiana alla commissione UNESCO.
Un’intuizione che oggi porta i suoi frutti ed aumenta il prestigio culturale italiano. Ma anche un esito sperato da molti, come il Presidente di Assolirica Roberto Abbondanza che, a Jesi in occasione de Il Barbiere di Siviglia a Teatro Pergolesi, aveva anticipato la presentazione dell’arte lirica alla Candidatura Unesco e sottolineato le problematiche che, attualmente, riguardano la lirica italiana: “Sarebbe un riconoscimento importante per il settore che, nel nostro paese vede attualmente alcune questioni da non dimenticare: è sempre più difficile ad esempio trovare nei teatri italiani un cast giovane affiancato da uno più anziano, dove lavorano professionisti di tutte le età; trovare un teatro di tradizione che favorisca il ricambio generale facendo incontrare l’esperienza con la novità. Poi, la fondamentale attività di comunicazione per arrivare ai ragazzi, che possano così scoprire la bellezza e l’unicità che la lirica ha il potere di regalare”.