Il 65% ha subìto almeno un comportamento di controllo, il 30% confonde la gelosia con l’amore e il 43% pensa che le ragazze possano evitare violenze: la ricerca di Save The Children
La gelosia un segno d’amore, uno schiaffo come un gesto che può “scappare” ogni tanto e violenze sessuali che possono essere evitate se solo le ragazze si vestissero in modo diverso. Sono alcune delle opinioni raccolte da una ricerca condotta da Ipsos e Save the Children, con la volontà di indagare come i giovani adolescenti intendano l’amore e le relazioni affettive.
Il report è stato pubblicato alla vigilia di San Valentino, la festa per eccellenza dedicata all’amore nella sua forma più romantica. I dati raccolti non sono però tanto rosei come dovrebbero, soprattutto per il target di riferimento della ricerca, rivolta a ragazzi e ragazze dai 14 e i 18 anni, portavoce quindi delle opinioni maggiormente diffuse nella generazione dei più giovani.
Alla ricerca hanno partecipato 800 giovani, equamente distribuiti tra le regioni italiane e suddivisi per genere ed età. A loro sono state rivolte domande di varia tipologia, riguardanti sia la vita online che onlife, le due dimensioni ormai parte indissolubile della quotidianità dei ragazzi e del loro modo di stringere relazioni.
Il report ed i risultati della ricerca
Il Report dal titolo “Le ragazze stanno bene?” ha visto la collaborazione del Dipartimento Giustizia Minorile e di Comunità e il supporto delle Unità di Servizio Sociale per Minorenni e gli Istituti Penali per Minorenni. L’obiettivo dell’indagine qualitativa prendeva infatti le mosse dalla volontà di riflettere sulla normalizzazione di comportamenti violenti e di controllo, spesso “giustificati” come manifestazioni di gelosia e possessività, dando a questi comportamenti il giusto nome e identificandoli come forme di violenza o abuso. Proprio questa tendenza a giustificare è uno dei maggiori dati emersi.
Comportamenti violenti e gelosia
Riguardo alle forme di controllo o comportamenti violenti messi in atto o subiti nella coppia ad esempio, è stato documentato come più di 1 adolescente su 2 abbiano subito comportamenti lesivi e violenti, dalle telefonate insistenti a vere e proprie aggressioni.
In particolare, il 65% di ragazze e ragazzi ha subìto dal partner almeno un comportamento di controllo come la richiesta di non accettare contatti da qualcuno/a sui social (42%), la richiesta di non uscire più con determinate persone (40%), di poter controllare i propri profili sui social (39%), di non vestirsi in un determinato modo (32%) fino al sentirsi dire che il partner avrebbe commesso un gesto estremo (25%) nel caso ci fossero stati momenti di difficoltà nella relazione.
Di riflesso, una percentuale simile di adolescenti, ovvero il 63% di chi ha o ha avuto una relazione, dichiara di aver commesso almeno uno di questi comportamenti di controllo nei confronti di altri.
Riguardo i comportamenti violenti, il 52% degli adolescenti in coppia dichiara di averli subìti, almeno una volta. Tra i più ricorrenti, l’essere chiamato con insistenza al telefono per sapere dove ci si trovava (34%); l’essere oggetto di un linguaggio violento, con grida e insulti (29%); l’essere ricattati per ottenere qualcosa che non si voleva fare (23%); aver ricevuto con insistenza la richiesta di foto intime (20%), o l’essere spaventato da atteggiamenti violenti (schiaffi, pugni, spinte, lancio di oggetti, 19%).
Secondo il report inoltre, il 30% degli intervistati ritiene che la gelosia sia un segno d’amore.
Violenza sessuale e colpevolizzazione della vittima
La Colpevolizzazione della vittima o Victim Blanding, consiste nel ritenere la vittima di un crimine responsabile di ciò che le è accaduto, spingendola spesso ad autocolpevolizzarsi. Una dinamica purtroppo molto ricorrente nei casi di violenza sessuale quando emerge la tendenza ad attribuire la colpa al modo in cui la ragazza era vestita, all’uso di sostanze o altre situazioni che la renderebbero in qualche modo colpevole.
La ricerca conferma tale predisposizione per quasi la metà del campione analizzato. Il 43% degli adolescenti ha infatti sostenuto che, se davvero una ragazza non vuole avere un rapporto sessuale, il modo di sottrarsi lo può trovare. Il 29% degli adolescenti intervistati, ritiene che le ragazze possano contribuire a provocare la violenza sessuale con il loro modo di vestire o di comportarsi, mentre il 24% pensa che, se una ragazza non dice espressamente “no” vuol dire che è consensuale e disponibile al rapporto sessuale (26% tra i ragazzi e 21% tra le ragazze).
Infine, il 21%, sia di ragazzi che di ragazze, è molto o abbastanza d’accordo con il fatto che una ragazza, seppur sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o di alcol, sia comunque in grado di acconsentire o meno ad avere un rapporto sessuale.
Consenso e vita online
E riguardo al consenso sessuale? Almeno per il 90% dei giovani – si legge nel report – è necessario chiederlo sempre anche all’interno di una relazione di coppia stabile, ma per molti questa convinzione teorica non si traduce facilmente in un comportamento, visto che poi il 36% ritiene di poter dare sempre per scontato il consenso della persona con cui si ha una relazione e il 48% ritiene che in una relazione intima sia difficile dire di no ad un rapporto sessuale se richiesto dal/la partner.
Il 39% degli adolescenti (maschi e femmine) ritiene inoltre che le ragazze siano più inclini a sacrificarsi per il bene della relazione, la percentuale sale al 51% proprio tra le ragazze.
Infine, quanto accade nella dimensione digitale, parte integrante anche dell’intimità. Come documentato, il 28% dei ragazzi e delle ragazze ha scambiato video e/o foto intime con il/la partner o con persone verso le quali aveva un interesse. Una percentuale che sale al 40% tra chi ha avuto o è in una relazione.
Altri dati preoccupanti, riguardano un adolescente su tre, cioè il 33% del campione che riporta di aver ricevuto foto/video a sfondo sessuale da amici/che o conoscenti, mentre 1 adolescente su 10 dichiara di aver condiviso, almeno una volta, foto/video intimi della persona con cui aveva una relazione senza il suo consenso esplicito.