Nel mirino l’accesso ai fondi europei. Eseguite 37 misure cautelari grazie alle dichiarazioni di 3 collaboratori di giustizia del clan dei Batanesi
Sono state eseguite questa mattina nel messinese misure cautelari nei confronti di 37 soggetti, legati alla famiglia mafiosa “tortoriciana”. Secondo le indagini condotte dalla Procura Distrettuale Antimafia del Tribunale di Messina gli indagati hanno avuto ruoli precisi nel commettere una serie di reati di stampo mafioso di associazione di tipo mafioso, in materia di stupefacenti, estorsioni, trasferimento fraudolento di valori, truffe aggravate per il conseguimento di erogazioni pubbliche, riciclaggio e autoriciclaggio, malversazioni di erogazioni pubbliche, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale.
Il maxi blitz scattato nelle prime ore dell’alba si inquadra nell’operazione “Nebrodi” partita nel gennaio 2020 dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Messina e dai Carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale e del Comando Tutela Agroalimentare. Nel mirino della direzione antimafia era finito l’illecito accesso ai fondi europei per l’agricoltura.
Era emersa già nel 2020 una fitta rete di interessi criminali sui fondi europei e che aveva portato all’arresto oltre 100 soggetti, per 91 dei quali, il 31 dicembre 2022, i Giudici del Tribunale di Patti (ME) hanno chiuso il processo di primo grado con una sentenza di condanna per complessivi 600 anni di reclusione.
Tra qualche settimana inizierà il processo di secondo grado davanti alla Corte d’Appello di Messina.
Grazie alle dichiarazioni rese da 3 collaboratori di giustizia provenienti dal clan dei “Batanesi”, le indagini hanno ricostruito le attività di stampo mafioso dei “Bontempo Scavo” e del gruppo dei “Batanesi”. Non solo. Il giro di estorsioni e truffe riguarda l’accesso ai fondi dell’Unione Europea e dell’AGEA.
A carico degli indagati ci sarebbero episodi legati alla coltivazione, all’acquisto, alla detenzione, alla cessione e al commercio di droga, attraverrso un’associazione attiva sul versante tirrenico nei territori di Messina, tra Tortorici, Sinagra, Capo d’Orlando e Rocca di Capri Leone. Zone controllate dalla famiglia mafiosa tortoriciana dei “Bontempo Scavo” e dei “Batanesi”.
Le estoriosioni su cui le idagini hanno posto l’attenzione, hanno come vittima un’impresa calabrese impegnata nei lavori di realizzazione del metanodotto nel fiume tra i Comuni di Mistretta (ME) e Santo Stefano di Camastra (ME). Secondo le indagini, l’imprenditore avrebbe consegnato ai suoi estortori 4.000 euro in occasione delle festività di Natale e Pasqua di ogni anno, a partire dal 2015 e sino al 2018.
Le 37 misure cautelari
Nel dettaglio sono state eseguite 21 ordinanze di custodia cautelare in carcere 2 agli arresti domiciliari e 14 ordinanze interdittive della sospensione dall’esercizio di attività imprenditoriali che legittimino la presentazione di istanze di contributi comunitari o statali.
I Carabinieri del Comando Tutela Agroalimentare hanno eseguito il sequestro preventivo di 349 titoli AGEA, definiti “tossici” poiché acquisiti fraudolentemente e del sequestro, anche per equivalente, di somme superiori a 750.000 Euro da prelevare sui conti di 8 società, derivanti dalle truffe aggravate per il conseguimento di erogazioni riguardanti le campagne agricole 2015-2020.
Queste operazioni hanno mostrato come la mafia trovi nei fondi della Comunità Europea uno dei principali mezzi di finanziamento illecito accanto a quelli tradizionali fatte di estorsioni e traffico di sostanze stupefacenti. Anzi, risultano più appetibili perché espongono gli autori a minori rischi.