La cosca Piromalli nel mirino della DDA di Reggio Calabria
Reggio Calabria, 23 settembre 2025 – Un’imponente operazione antimafia, condotta dal Raggruppamento Operativo Speciale (ROS) dei Carabinieri, ha portato all’arresto di 26 persone e al sequestro di beni per un valore complessivo di oltre 7 milioni di euro. Le misure cautelari in carcere sono state emesse dal Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA), per reati che includono associazione mafiosa, estorsione, riciclaggio, detenzione di armi e altri illeciti, tutti aggravati dal metodo mafioso.
Le indagini e la rinascita della cosca Piromalli
L’indagine, avviata nel 2020, ha svelato gli attuali assetti della cosca Piromalli, un’organizzazione di spicco nel panorama criminale della ‘ndrangheta. Il Gip ha ritenuto fondata la ricostruzione secondo cui la leadership strategico-operativa della cosca era nelle mani dei fratelli Giuseppe, Gioacchino e Antonio Piromalli.
In particolare, il ruolo di maggior rilievo è stato attribuito a Giuseppe Piromalli, classe 1945, detto “facciazza”. Dopo 22 anni di detenzione, dal suo ritorno in libertà il 10 maggio 2021, avrebbe ripreso le redini del clan, riorganizzando i ruoli degli affiliati e riaffermando il proprio potere sul territorio. L’accusa sostiene che esercitava una costante pressione estorsiva su imprenditori e commercianti e che manipolava le aste giudiziarie per acquisire beni, rientrare in possesso di quelli già confiscati o ottenere denaro da terzi interessati all’aggiudicazione.
Riciclaggio, beni fittizi e sequestri milionari
Secondo le indagini, i profitti illeciti, quasi interamente in contanti, venivano reinvestiti in attività imprenditoriali legate alla cosca, soprattutto nel settore agricolo, attraverso un sofisticato sistema di riciclaggio e autoriciclaggio. I beni acquisiti illegalmente venivano intestati fittiziamente a prestanome per eludere le misure di prevenzione patrimoniale.
Contestualmente agli arresti, il ROS ha eseguito un sequestro preventivo d’urgenza di 6 immobili, 16 terreni, 3 ditte individuali e 2 aziende agricole, per un valore di circa 3 milioni di euro. Parallelamente, sono state eseguite due distinte misure di prevenzione patrimoniale, per un valore di oltre 4 milioni di euro, nei confronti di Giuseppe Piromalli e del suo braccio destro, Antonio Zito, estese anche ai rispettivi nuclei familiari. Le indagini hanno dimostrato che la cosca operava come un’unica entità economica, condividendo e distribuendo i proventi illeciti.