E’ accaduto oggi a Romanengo, in provincia di Cremona. La banda ha cercato di derubare una anziana signora spacciandosi per tecnici
I Carabinieri della Stazione di Romanengo hanno sottoposto a fermo di indiziato di delitto perché ritenuti responsabili di furto in abitazione pluriaggravato dalla violenza sulle cose, dall’uso del mezzo fraudolento e dall’avere commesso il fatto in danno di persona anziana e contestualmente hanno arrestato per resistenza a pubblico ufficiale due uomini di 33 e 25 anni, senza fissa dimora e pregiudicati.
Invece, un terzo complice è riuscito a darsi alla fuga. Il pomeriggio del 1° ottobre, verso le 14.00, i Carabinieri di Camisano erano intervenuti a casa di una donna anziana di Romanengo che aveva riferito di essere stata vittima di un furto in abitazione da parte di due uomini.
Poco prima la donna aveva sentito suonare il campanello di casa e due sconosciuti le avevano detto di essere dei tecnici della società che eroga l’energia elettrica e di dover controllare il contatore della luce. La donna aveva aperto la porta per parlare con loro, ma i due si erano infilati in casa senza autorizzazione. Uno era andato subito in camera da letto, mentre l’altro aveva distratto la donna per diversi minuti, chiedendole alcune cose.
Poi di corsa si erano allontanati e la vittima, sentendo un forte odore di bruciato, si era recata in camera da letto e aveva scoperto che l’uomo che era andato in quella stanza aveva tagliato la cassaforte con un flessibile e si era impossessato di collane e anelli in oro del valore di alcune migliaia di euro.
La donna ha fornito ai militari una precisa descrizione dei uno dei due presunti ladri, ovvero quello che aveva parlato con lei per alcuni minuti. E le ricerche erano state diramate alle pattuglie presenti sul territorio.
La pattuglia di Romanengo poco dopo ha incrociato un’auto sospetta nella via Ferrè di Offanengo, notando che a bordo erano presenti tre uomini. I militari hanno intimato l’alt al veicolo e il conducente ha finto di fermarsi sulla destra, ma subito dopo è ripartito a forte velocità, dando vita a un pericoloso e prolungato inseguimento nel centro abitato di Offanengo, dove i fuggitivi hanno effettuato sorpassi azzardati e hanno rischiato di investire dei pedoni che attraversavano le strade. La pattuglia ha seguito l’auto senza perderla di vista e ha chiesto il supporto di altri equipaggi.
Poi l’auto in fuga ha imboccato una strada chiusa situata nella periferia del paese e il conducente è stato costretto a fermarsi. Uno dei tre è uscito di corsa dal mezzo ed è riuscito a scappare nella campagna circostante, mentre gli altri due sono stati bloccati.
Sono stati perquisiti e addosso non avevano nulla, mentre nel bagagliaio del veicolo sono stati trovati un flessibile completo di dischi con odore di bruciato che faceva capire che era stato usato da poco, guanti da lavoro, cappellini con visiera, occhiali, forbici, martelli, pinze, cacciaviti, chiavi inglesi e un’asta di ferro utilizzabile come piede di porco. Ma la refurtiva presa nella cassaforte non era presente in auto e, pertanto, non è stata recuperata.
I due fermati sono stati accompagnati presso la caserma di Romanengo dove si è presentata anche la vittima per formalizzare la denuncia di furto.
I militari di Romanengo hanno preparato un fascicolo fotografico che hanno mostrato alla vittima che ha riconosciuto proprio il 33enne come uno dei due uomini che erano entrati nella sua casa, ovvero l’individuo che l’aveva intrattenuta per diversi minuti mentre il complice tagliava la cassaforte.
I militari hanno sequestrato il veicolo a loro in uso, risultato intestato a una donna anziana residente in altra provincia ed estranea alla vicenda, mentre i due uomini sono stati sottoposti a fermo di indiziato di delitto per il furto in abitazione pluriaggravato e arrestati per resistenza a pubblico ufficiale per avere posto in essere manovre pericolose e azzardate durante la fuga in auto.
I due sono stati accompagnati al carcere di Cremona.
La mattina del 4 ottobre il fermo e l’arresto sono stati convalidati e nei loro confronti sono stati disposti gli arresti domiciliari con l’applicazione del braccialetto elettronico.