Saturday 19 April, 2025
HomeItaliaCronaca ItaliaFuorigrotta e Chiaia nella morsa della camorra: maxi blitz dei carabinieri, 24 arresti

Camorra infiltrata anche in attività apparentemente marginali, come il racket dei parcheggiatori abusivi e la gestione degli ormeggi

Napoli – Un duro colpo è stato inferto questa mattina ai clan camorristici che operano nei quartieri occidentali di Napoli, in particolare a Fuorigrotta e nella zona di Chiaia (Torretta). I Carabinieri del Comando Provinciale di Napoli, su delega della Procura Distrettuale, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Napoli, su richiesta della DDA partenopea, nei confronti di 24 persone.

Il provvedimento restrittivo ha portato all’arresto di 15 persone, finite in carcere, mentre altre 6 sono agli arresti domiciliari. Nei confronti di ulteriori 3 individui è scattata la misura interdittiva dell’esercizio dell’attività imprenditoriale.

Gli indagati sono gravemente sospettati di far parte di due distinte organizzazioni di stampo mafioso, riconducibili alle potenti famiglie camorristiche “Troncone” e “Frizziero”. Le indagini hanno svelato come i due clan avessero esteso il loro controllo su un vasto ventaglio di attività illecite, dal traffico organizzato di sostanze stupefacenti alla detenzione di armi, passando per le estorsioni e il contrabbando di tabacchi lavorati esteri (T.L.E.).

Ma la portata dell’inchiesta è andata oltre, documentando come le mani della camorra si fossero infiltrate anche in attività apparentemente marginali, come il racket dei parcheggiatori abusivi e persino la gestione degli ormeggi.

Le indagini e le misure adottate dal GIP

Le indagini dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia, hanno infatti ricostruito numerosi episodi estorsivi, non solo ai danni di esercizi commerciali, ma anche nei confronti di coloro che svolgevano attività illecite sul territorio. È emerso un sistema ben rodato di versamenti settimanali di denaro, una sorta di “pizzo” mascherato da “controprestazione” per poter operare indisturbati.

Un aspetto inquietante dell’indagine riguarda il clan “Troncone”, che avrebbe reinvestito i proventi illeciti derivanti dal contrabbando e dallo spaccio di droga nell’acquisto di natanti, intestati a prestanome e successivamente noleggiati attraverso una società con sede a Nisida.

Il GIP di Napoli ha disposto il sequestro preventivo di queste imbarcazioni e ha interdetto dall’attività imprenditoriale la titolare della società e il marito, ritenuto l’intermediario delle operazioni.

Le investigazioni hanno inoltre portato alla luce un altro grave fenomeno: l’introduzione e l’utilizzo illecito di telefoni cellulari all’interno di alcune strutture detentive. Attraverso questi dispositivi, i vertici dei clan avrebbero continuato a impartire ordini e disposizioni per la gestione dei loro affari criminali.

È fondamentale sottolineare che il provvedimento eseguito è una misura cautelare disposta nella fase delle indagini preliminari. Pertanto, le persone coinvolte sono da considerarsi presunte innocenti fino a una sentenza definitiva.

L’operazione rappresenta comunque un importante passo avanti nella lotta alla criminalità organizzata che affligge il territorio napoletano, evidenziando la pervasività degli interessi camorristici in diversi settori economici, leciti e illeciti.

Autore

Cristina Carnevali

Di professione avvocato, fondatrice di capocronaca.it. Già collaboratrice e direttore editoriale per realtà locali, vincitrice del Premio giornalistico "Giuseppe Luconi" 2020 nella sezione "quotidiani on line delle Marche", oggi guida della redazione di capocronaca.it. Appassionata di sport, ha fatto i primi servizi sul campo, per poi occuparsi a 360° dell'editoria e della comunicazione.