Smantellato il clan Ligato-Lubrano. La vittima, vessata dal 2008, si è opposta all’ultima richiesta di un Rolex e 50mila euro, facendo scattare l’intervento della DDA prima di una violenta ritorsione natalizia.
CASERTA – Un incubo durato quindici anni, fatto di minacce, preziosi consegnati per timore e un “pizzo” che sembrava non avere mai fine. Si è chiusa lo scorso 19 dicembre l’operazione dei Carabinieri della Compagnia di Capua che ha portato all’arresto di sei persone, ritenute esponenti di spicco del clan Ligato-Lubrano, egemone nell’area dell’alto e medio casertano.
I fermi, emessi dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Napoli, sono stati eseguiti tra Pignataro Maggiore, Napoli e Luisago, in provincia di Como. Le accuse per gli indagati sono pesantissime: estorsione tentata e consumata, con l’aggravante del metodo mafioso.
Quindici anni di vessazioni
L’indagine ha scoperchiato un sistema di estorsione sistemica ai danni di un gioielliere della zona. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la vittima sarebbe stata costretta, tra il 2008 e il 2023, a consegnare al sodalizio criminale gioielli e oggetti preziosi per un valore stimato di circa 70.000 euro.
Le richieste, reiterate e pressanti, non si sono fermate neanche nell’ultimo anno. Tra gennaio e dicembre 2025, infatti, il clan avrebbe alzato la posta, pretendendo nuovi gioielli e un orologio Rolex del valore di 30.000 euro.
Il piano per la ritorsione di Natale
A rompere il meccanismo è stata la ferma resistenza opposta dal commerciante. Di fronte al rifiuto della vittima, gli indagati avrebbero pianificato un’imminente azione ritorsiva e violenta, da attuarsi proprio prima delle festività natalizie. L’obiettivo era forzare la mano al gioielliere per ottenere non solo i preziosi richiesti, ma anche una somma in contanti di 50.000 euro.
L’intervento tempestivo dei militari, coordinato dalla Procura di Napoli, ha evitato il peggio.
Il sequestro: polvere da sparo e armi bianche
Durante le perquisizioni che hanno accompagnato i fermi, le forze dell’ordine hanno rinvenuto materiale scottante:
- 6.600 euro in contanti di dubbia provenienza;
- 17 chilogrammi di polvere da sparo;
- Un pugnale con lama di 20 centimetri e un tirapugni.
Il quadro giudiziario
Dei sei indagati, cinque sono stati trasferiti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, mentre il sesto è stato associato alla casa circondariale di Como. I GIP dei rispettivi tribunali hanno convalidato i fermi, disponendo per tutti la custodia cautelare in carcere.
Resta ferma la presunzione di innocenza per tutti i destinatari del provvedimento fino a sentenza definitiva, trattandosi di misure cautelari adottate nella fase delle indagini preliminari. L’operazione segna però un punto fermo nel contrasto alla criminalità organizzata nel casertano, restituendo un segnale di presenza dello Stato in un territorio storicamente complesso.



