Riesplode la polemica in materia di sicurezza sulla scuola, dopo la vicenda che ha visto coinvolti uno studente di 16 anni e una professoressa in un Istituto superiore di Abbiategrasso (Milano).
L’alunno, presentatosi in classe armato di pistola (che in seguito si scoprirà essere finta) e in evidente stato di shock, ha intimato ai compagni di allontanarsi dall’aula, finendo poi per accoltellare l’insegnante stessa. Quest’ultima, attualmente ricoverata con una prognosi di circa 35 giorni e già sottoposta ad un intervento, non sarebbe in pericolo di vita. Il 16enne, bloccato dalle forze dell’ordine, si trova ricoverato nel reparto di psichiatria dell’ospedale San Paolo di Milano.
Un avvenimento agghiacciante, che ha innescato il riaccendersi dei riflettori rispetto alla tematica della sicurezza in classe e della violenza, fisica o verbale, che ormai si respirerebbe all’interno di qualsiasi istituto d’istruzione. “Abbiamo dati allarmanti di percosse e minacce ai docenti” è quanto riferito dal ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara, che ha espresso tutta la propria vicinanza alla professoressa aggredita, annunciando imminenti provvedimenti a riguardo.
Sta di fatto che il dibattito concernente la salute mentale degli alunni e le casistiche – sempre più diffuse – di episodi di violenza in aula, ormai, starebbe imperversando in ogni dove.
Violenza in classe, dati allarmanti: le proposte del ministro Valditara
Da un’indagine condotta da Scuola.net e basata su un campione di 1.800 alunni, circa 1 studente su 5 ha asserito di aver assistito ad uno scontro tra un suo compagno ed un insegnante (tutto questo, solo da settembre ad oggi). Nel 70% dei casi si è trattato di scontri verbali, anche se il 18% degli alunni e delle alunne ascoltati ha riferito di esser stato testimone di uno scontro fisico.
I dati forniti dalla Uil scuola sono addirittura più preoccupanti se si considera che, nell’ambito delle strutture lombarde, nel 6% degli istituti è stato richiesto l’intervento delle autorità. Uno scenario che suggerisce una violenza sempre più dilagante all’interno dei contesti scolastici, la quale, secondo il parere di molti, sarebbe incrementata a seguito della pandemia da Covid e delle conseguenze (disastrose) che essa avrebbe avuto in termini di gestione dell’emotività.
Ragazzi incapaci di accettare i brutti voti, sempre più irascibili, spalleggiati da famiglie e genitori che, spesso e volentieri, non fanno che perorare le cause dei figli senza essere a conoscenza delle innumerevoli note disciplinari a loro carico. Una situazione che desta grande preoccupazione, e rispetto alla quale l’episodio di Abbiategrasso non ha mancato di sollevare l’attenzione.
Il ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara ha dichiarato immediati provvedimenti a riguardo. L’obiettivo, stando a quanto comunicato, è quello di realizzare al più presto una banca dati che miri a raccogliere i numeri del fenomeno. A propria volta, il Ministero dell’istruzione si occuperà di segnalare i casi più gravi alle Procure.
Tutele e provvedimenti anche a favore degli insegnanti, i quali potranno avvalersi del sostegno dell’avvocatura generale dello Stato, che li rappresenterà nell’ambito dei processi, civili e penali, che li vedranno coinvolti.