Martedì 3 settembre, i carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Caserta hanno eseguito un’importante operazione contro la criminalità organizzata, culminata con l’arresto di 42 persone su mandato del GIP del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA). Gli indagati sono accusati di associazione mafiosa, estorsione, riciclaggio, detenzione di armi e traffico di sostanze stupefacenti.
Le indagini e gli arresti
L’indagine, avviata nel 2021 e conclusasi nel 2023, si è concentrata sui comuni di Teverola e Carinaro, territori strategici per le attività criminali del gruppo camorristico sotto indagine. Le intercettazioni, l’analisi dei tabulati e le operazioni di pedinamento hanno svelato un sistema criminale radicato, guidato da un esponente di spicco tornato in libertà dopo 19 anni di carcere. Questo individuo, rilasciato di recente, aveva immediatamente ripreso il controllo delle attività illecite, cercando di riaffermare il suo dominio senza sottostare alle fazioni del clan dei Casalesi, storicamente attivi nella zona.
Le indagini hanno evidenziato un sistema di estorsioni capillare che colpiva imprenditori e commercianti locali, costretti a sottostare a richieste di denaro o ad accettare l’imposizione di servizi da parte di società vicine al clan, come istituti di vigilanza privata e la fornitura di slot-machine. Tra le attività criminali emerse vi è anche il tentativo di monopolizzare i servizi di onoranze funebri, un chiaro segnale della pervasività del controllo esercitato dal gruppo sul territorio.
Traffico di cocaina, hashish e marijuana
Il potere del sodalizio criminale era basato non solo su intimidazioni e minacce, ma anche sulla disponibilità di armi, utilizzate per consolidare il controllo del territorio e risolvere conflitti interni. Inoltre, il traffico di sostanze stupefacenti rappresentava una delle principali fonti di guadagno per il gruppo. Attraverso un’organizzazione capillare, il clan era riuscito a saturare il mercato locale di cocaina, hashish e marijuana, creando un vero e proprio monopolio della droga. I pagamenti per le sostanze stupefacenti avvenivano anche tramite POS portatili, un sistema che permetteva agli acquirenti di acquistare ripetutamente le droghe. Tuttavia, coloro che non rispettavano i termini di pagamento venivano puniti con pestaggi o privazioni di beni personali.
Durante l’operazione, i carabinieri hanno anche eseguito il sequestro di beni mobili e quote societarie riconducibili agli indagati, per un valore complessivo di oltre 1 milione di euro, infliggendo un duro colpo alle risorse economiche del clan.