Thursday 16 May, 2024
HomeItaliaAttualità ItaliaMichela Murgia, il corpo politico che ci ricorda l’importanza dell’intellettuale in una società

A contraddistinguere l’intellettuale, scrive il filosofo e sociologo Jürgen Habermas nel suo Il ruolo dell’intellettuale e la causa dell’Europa, è “il fiuto avanguardistico per ciò che conta. Ciò richiede virtù tutt’altro che eroiche: il senso per quel che non va e che potrebbe andare diversamente; un pizzico di fantasia per progettare alternative; un poco di coraggio per l’asserzione provocatoria, per il pamphlet. Tutto ciò è più facile dirlo che farlo, e lo è sempre stato“.

Protagonisti culturali della storia europea, gli intellettuali denunciano problemi ed invocano cambiamento. Propongono nuove realtà, “più giuste” per le generazioni future e facendolo, diventano simboli. Non più un corpo privato, ma un corpo pubblico che lega al proprio nome e cognome valori e ideali.

Proprio come il corpo di Michela Murgia. Scrittrice libera, attivista e femminista, come la ricordano le prime pagine dei giornali diffondendone la notizia della scomparsa a 51 anni, giovedì 10 agosto.

Una protagonista culturale dei nostri giorni che ha ricordato alla società di oggi, disimpegnata e disillusa, che l’intellettuale ha ancora un ruolo fondamentale. Per questo la sua scomparsa ha toccato i cuori degli italiani. Era una voce che parlava di diritti e libertà.

Il suo “fiuto avanguardistico per ciò che conta” l’ha guidata sin dall’esordio con il romanzo Il mondo deve sapere dove, partendo dalla sua esperienza come venditrice telefonica, racconta la vita di chi lavora nei call center.

Poi la denuncia si è unita all’attivismo perché l’intellettuale ” con un pizzico di fantasia progetta alternative“. Accabadora, scritto nel 2009, parla di adozione, conservatorismo e eutanasia. Dalla pagina l’impegno si fa politico e la Murgia diventa personaggio pubblico, voce di tali tematiche.

Parla di femminismo e di Donna. Nel 2011 esce Ave Mary. E la chiesa inventò la donna, poi Morgana. Storie di ragazze che tua madre non approverebbe. Tradizione e cambiamento. Il dualismo convive nel suo corpo e si fa pubblico nella diade femminismo-cristianesimo, consacrata “nell’asserzione provocatoria di un pamphlet” dal titolo God save the Queer.

Si può essere persone femministe e cattoliche nello stesso tempo? si chiede. “Vorrei capire, da femminista, se la fede cristiana sia davvero in contraddizione con il nostro desiderio di un mondo inclusivo e non patriarcale, o se invece non si possa mostrare addirittura un’alleata. Da cristiana confido nel fatto che anche la fede abbia bisogno della prospettiva femminista e queer, perché la rivelazione non sarà compiuta fino a quando a ogni singola persona non sarà offerta la possibilità di sentirsi addosso lo sguardo generativo di Dio mentre dichiara che quello che vede “è cosa buona“.

Nel dibattito di cui si fa portavoce parla di famiglia Queer, toccando uno dei capisaldi della società tradizionale-cristiana. Alla fedeltà sostituisce l’affidabilità. Nuovi ruoli non definiti, all’interno di legami scelti. È un discorso che riguarda la libertà di qualunque persona. Il diritto di poter considerare una propria volontà anche una possibilità legale.

Infine, il suo Tre ciotole. Rituali per un anno di crisi, attualmente tra le novità delle librerie italiane. Ciò che la Murgia propone nel suo ultimo romanzo sono possibili modi di affrontare i cambiamenti. La presa di coscienza, la perdita del lavoro, la malattia, un lutto. Situazioni comuni alla vita di ognuno, proprio come la semplicità del lavoro in un call center che aveva ispirato il suo primo libro.

Parla di come superare cambiamenti mentre sa che, di lì a poco, la sua morte avrebbe cambiato, non solo la sua esistenza, ma anche quella di tutti coloro che la conoscono. Un ultimo atto pubblico e politico. Da intellettuale. Un’ultima volontà di suggerire alla società che il cambiamento va affrontato, anche quando la linea che lascia tra il prima ed il dopo è dolorosa e ignota.

Per questo la sua morte privata non sarà anche una morte pubblica. Il suo esempio continuerà ad ispirare. Per le sue idee certo, condivisibili o meno, ma soprattutto per il modo in cui le ha raccontate. Attraverso la scrittura, attraverso il dialogo, attraverso il suo corpo, ricordando a tutti quanto la società abbia bisogno di intellettuali per promuovere un futuro diverso. Per parlare di diritti, di scelta e di libertà.

Autore

Giorgia Clementi

Nata sotto il segno del leone, cresciuta nella capitale del Verdicchio. Dopo la maturità classica al Liceo Vittorio Emanuele II di Jesi scopro l'interesse per il mondo della comunicazione che scelgo di assecondare, dapprima con una triennale all'Università di Macerata, ed in seguito con una laurea magistrale in Giornalismo ed editoria all'Università di Parma. Spirito d'iniziativa, dinamismo, (e relativa modestia), i segni che mi contraddistinguono, insieme ad un amore unico per le bellezze del mio territorio.