Attesa per il Consiglio europeo del 1 febbraio, prima del quale la premier Giorgia Meloni ha contattato primo ministro ungherese Orban sul caso Salis
Era l’11 febbraio del 2023 quando Ilaria Salis, 39enne italiana nata e vissuta a Monza Brianza, si trovava a Budapest per partecipare ad una manifestazione antifascista contro il raduno dei militanti neonazisti organizzata per il Giorno dell’Onore. Dopo qualche ora rispetto al corteo, si trovava in taxi con altri due militanti antifascisti tedeschi. Uno dei due porta con sé un manganello retrattile. Viene accusata di aver partecipato a quattro aggressioni, due delle quali decadono subito perché avvenute quando non si trovava ancora in Ungheria.
L’accusa sostiene che le aggressioni furono “potenzialmente mortali”, ma le due vittime neonazi non hanno mai sporto denuncia e le lesioni sono guarite in alcuni giorni. Non solo. A suo carico anche l’accusa di far parte di un gruppo attivista tedesco che si proprone di “compiere assalti contro i militanti fascisti“, la cosiddetta Hammerbande. Ora rischia fino a 24 anni di prigione.
L’opinione pubblica e la politica italiane si stanno occupando del caso di Ilaria Salis dopo la sua apparizione in tribunale con catene a polsi e caviglie, il volto provato, e dopo le innumerevoli denunce da parte di familiari e amici, soprattutto del padre Roberto, che non ha potuto comunicare con lei per mesi. Ora la denuncia di condizioni disumane nelle carceri ungheresi è diventato un caso politico.
Il commento di Matteo Salvini: “Le immagini di Ilaria Salis incatenata in tribunale sono scioccanti e spero che possa dimostrarsi innocente. Certo, è sorprendente che lei sia stata presente in occasione di manifestazioni violente, a Budapest come a Monza nel 2017 quando venne distrutto un gazebo della Lega. Mi permetto di dire che non sarei felice se Salis fosse l’insegnante di mia figlia.”
Mentre più forze politiche chiedono dignità per i detenuti, il vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Esteri Antonio Tajani ha intrapreso un dialogo diplomatico con il suo omologo ungherese Peter Szijjarto già da una decina di giorni.
Mentre la Farnesina chiede all’Ungheria di adottare misure alternative alla detenzione in carcere per la Salis, il servizio penitenziario di Budapest sostiene che le pessime condizioni del carcere di cui si parla siano false.