La musica e la libertà di Elrow raccontate dal suo fondatore Juan Arnau, alla scoperta del carnevale elettronico unico al mondo
Ventagli al cielo che seguono i battiti della musica. Pelle illuminata da decorazioni e colori. Passi privati di una danza corale, mentre le mani cercano il cielo. È così che ti accoglie il popolo di Elrow non appena entri nella sua città. Un kraken divora il vascello che ospita il palco principale, uno solo dei cinque allestiti. Alzando gli occhi si incontrano balene, tartarughe e meduse, mentre l’unica pioggia possibile è quella di coriandoli.
Un inno alla gioia che, sabato 8 giugno, ha richiamato all’Iren Green Park di Reggio Emilia 35 mila persone, accorse da diversi Paesi e città per vivere la prima volta di Elrow Town in Italia. E come avrebbero potuto ignorare il richiamo di un luogo dove i problemi quotidiani possono essere, almeno per un giorno dimenticati e potersi sentire liberi senza subire giudizi?
Accolti da un’ospitalità unica quanto attenta, abbiamo avuto il privilegio di camminarci in mezzo, scoprendo un mondo dove gli opposti mutano in una sintesi. Dove la ricerca individuale di libertà trova la sua ideale condivisione in uno spazio scandito solo dai dj set. “Disfrutar” e “pasarlo bién“, “godersela” e “divertirsi“: sono queste le parole utilizzate dal fondatore di Elrow, Juan Arnau per spiegare ciò che Elrow vuole dare alle persone. Un’intervista dedicata al suo evento unico al mondo e alla musica, con lo sguardo rivolto naturalmente al futuro.
Voi siete i custodi di un’idea familiare che negli anni si è trasformata in un impero. Qual è il segreto di tutto questo?
“Io credo che i segreti siano due: l’idea che guida il progetto ed una squadra. Il nostro obiettivo è che la gente si diverta in maniera diversa dal solito, con interazione, animazione e colori. Per poter fare qualcosa di diverso devi essere il primo a portare qualcosa di nuovo in un luogo ed è ciò che dall’inizio cerchiamo di fare. Poi è importante prenderla sul serio formando una squadra che ti permetta di poter crescere: non avremmo mai potuto viaggiare per il mondo senza aver formato una squadra che ci aiutasse a replicare tutto questo”.
Com’è cambiato Elrow nel corso degli anni?
“Moltissimo, evolve continuamente. Pensa che al principio era un after. Per due anni eravamo una festa di mille amici, perdevamo soldi e avevamo molte difficoltà. Le cose sono iniziate a cambiare con l’arrivo ad Ibiza nel 2012, quando ci siamo resi conto che Elrow poteva diventare un’etichetta globale che potevamo professionalizzare così da provare a crescere. I primi due anni furono i migliori. Il pubblico cresceva e miglioravamo a livello musicale, da lì Elrow è cambiato e cresciuto ogni anno“.
Ciò che distingue Elrow è una scelta musicale ben definita: la musica elettronica. Di questa categoria fa parte anche la musica techno, riconosciuta lo scorso marzo come Patrimonio dell’umanità. Dal vostro puto di vista, il genere continua ad essere ascoltato quanto in passato o i più giovani stanno prendendo le distanze da esso?
“Io credo che le tendenze musicali vanno e vengono anche a seconda dei Paesi. Se dovessi analizzare i paesi europei, Inghilterra e Olanda a livello musicale sono molto avanti rispetto al resto d’Europa, Spagna e Italia stanno tornando un po’ indietro, la Germania continua ad essere molto centrata nella techno ma in ogni paese europeo c’è comunque un comun denominatore. Il cambiamento si nota al di fuori, negli Stati Uniti o in Asia ad esempio”.
“Quando passi molti anni all’interno dell’industria ti rendi conto che il cambiamento è normale. Io sono nato con l’hard techno, poi è andata di moda la minimal, la tech house, ora c’è un grande interesse per la melodica. Credo che siano mode e tendenze. Ogni cosa cambia e sicuramente ciò che diverte adesso tra cinque anni sarà diverso. Il pubblico giovane ama cambiare, cercare novità ed innovarsi, sai già che si andrà a stancare. Si stancherà di Elrow, dei generi musicali attuali, per questo bisogna sempre star lì ad adattarsi, garantire tutto ciò che è possibile, assecondare più tendenze possibili così da restare sulla cresta dell’onda“.
Quali sono i valori che cercate di trasmettere in tempi difficili come quelli di oggi?
“Molta creatività e che la gente si diverta. Tutto quello che vogliamo come Elrow è che le persone si godano il momento facendo una cosa diversa dal solito. Che la gente che paga cento euro per venire qui si diverta dimenticandosi dei suoi problemi. Che per almeno 24 ore entri in un mondo parallelo”.
Tornerete in Italia in futuro?
“Assolutamente si! Siamo qui oggi per restarci”.
Le luci spente dopo le 12 ore di musica no stop non possono che essere così un arrivederci, in attesa della prossima volta di Elrow in Italia. Sempre se l’impazienza di riviverlo non ci convinca prima ad inseguirlo, nel suo viaggio nel mondo.