Tuesday 7 May, 2024
HomeItaliaAttualità Italia25 aprile, la lezione di Mattarella

“Ora e sempre Resistenza”, le parole del Presidente Mattarella risuonano, a Cuneo, nella Giornata della Liberazione. La premier Meloni sceglie la lettera: nessuna nostalgia per il fascismo. Il presidente del Senato, La Russa a Praga. Il Pd contrariato attacca

La Repubblica italiana è “fondata sulla Costituzione, figlia della lotta antifascista. Sono le parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella che riassumono efficacemente e brevemente l’obiettivo del suo discorso, senza sfumature, in ricordo della lotta di Liberazione italiana contro l’oppressione del regime nazi-fascista.

Poche parole che potrebbero sembrare scontate ma non lo sono affatto in questa fase politica che stiamo attraversando in cui le polemiche su fascismo ed antifascismo sono tante ed hanno scaldato la vigilia del 25 aprile. Una Festa della Liberazione segnata da un esecutivo di centro – destra.

Forse, per questo motivo, Mattarella ha deciso di fissare paletti invalicabili, scegliendo di recarsi a Boves, simbolo del primo eccidio nazista, come sede del suo intervento. Il Presidente ha voluto chiudere con una frase il suo discorso: “Ora e sempre Resistenza!”.

Mattarella a Cuneo per ricordare la Resistenza

Parole che rimbombano per la loro importanza dinanzi al teatro comunale di Cuneo, città medaglia d’oro alla Resistenza, riprendendole dalla lapide “ad ignominia” eretta nel municipio e dedicata allo spietato capo delle forze militare nazista, Albert Kesselring.

Incrociando lezioni di storia ad inviti al coraggio nel riconoscere il valore dell’antifascismo, Mattarella è stato chiarissimo nello spiegare come e dove va celebrata la Festa della Liberazione per non svilirla del suo sacro significato: “ed è qui allora, a Cuneo, nella terra delle 34 Medaglie d’oro al valor militare e dei 164 insigniti di Medaglia d’argento, delle 228 medaglie di bronzo per la Resistenza. La terra dei 12mila partigiani, dei 2000 caduti in combattimento e delle 2600 vittime delle stragi nazifasciste. È qui che la Repubblica celebra oggi le sue radici, celebra la Festa della Liberazione”.

Il presidente La Russa a Praga

Ora e sempre Resistenza, parole non dette sicuramente a caso, ma una stoccata anche a chi non presente sul suolo italiano per quel giorno. Come il presidente del Senato, La Russa, che ha scelto di recarsi a Praga per visitare un campo nazista, certo, ma anche per rendere omaggio alla memoria di Jan Palach, simbolo della lotta al comunismo, che poco c’entra con il 25 aprile.

La giornata di Mattarella è iniziata, come di consueto per la Festa di Liberazione, come la deposizione della corona all’Altare della Patria. Presenti anche le alte cariche governative: La Russa, il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, la premier Meloni.

La lettera della premier Meloni

Proprio la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni ha deciso di anticipare i tempi di celebrazione, con un intervento sul Corsera che segnala alcuni passi in avanti sulla condanna piena del fascismo. Ma la sua assenza fisica in qualche luogo simbolo degli orrori del nazi-fascismo ha fatto suscitare polemiche.

Una storia, quella del fascismo e della Lotta di Liberazione, letta ancora una volta diversamente all’interno del nostro Paese. Come si evince dalle parole che la premier ha deciso di condividere sul Corriere della Sera: “Mi auguro che alcune riflessioni possano contribuire a fare di questa ricorrenza un momento di ritrovata concordia nazionale”, apre la leader di FdI. “Da molti anni, e come ogni osservatore onesto riconosce, i partiti che rappresentano la destra in Parlamento hanno dichiarato la loro incompatibilità con qualsiasi nostalgia del fascismo“. E poi un attacco alle opposizioni, criticando la sinistra di “usare la categoria del fascismo come strumento di delegittimazione di qualsiasi avversario politico: una sorta di arma di esclusione di massa“.

Gli attacchi del Partito Democratico

Però non riesce a dire che la Repubblica è antifascista, nata dalla Resistenza. Non a caso il simbolo del suo partito arde ancora la fiamma che richiama la memoria della nefasta dittatura fascista”, la attacca il Partito Democratico. Toni, parole e luoghi differenti invece quelli del presidente Mattarella che ha scelto di rendere omaggio, in presenza, agli storici eventi della Liberazione.

La guerra continua fino alla cacciata dell’ultimo tedesco, fino alla scomparsa delle ultime vestigia del regime fascista, fino alla vittoria del popolo italiano che si ribella contro la tirannia mussoliniana…non possiamo accodarci ad una oligarchia che cerca, buttando a mare Mussolini, di salvare se stessa a spese degli italiani“. Sono le parole di Duccio Galimberti nella piazza di Cuneo: era il 26 luglio 1943. L’anno successivo il partigiano venne assassinato dai fascisti nell’Italia occupata.

Le parole, citazioni, gesti, toni di Mattarella non sono casuali. Quante polemiche attorno a questa data tanto attesa. Il governo avrebbe potuto fare molto di più, presenziare fisicamente in qualche luogo macchiato degli orrori del regime nazifascista, ma ha preferito affidarsi a lettere, nascondendosi, o andare oltreconfine.

Ancora una volta a metterci la faccia è la massima carica dello Stato. Sergio Mattarella grazie alle sue parole ed interventi ha saputo dare importanza al valore della Resistenza. Che la Festa della Liberazione non si dipinga di schieramenti politici, non è di destra, né di sinistra. Ma la festa di tutti gli italiani e di tutte le italiane.

Ora e sempre Resistenza!

Autore

Andrea Bocchini

Classe ’98. Laureato in Comunicazione giornalistica, pubblica e d’impresa a Bologna. La mia più grande passione, il giornalismo. Scrivere, leggere e viaggiare i miei più grandi interessi. Il mio amore musicale, Fabrizio de Andre, il mio motto: “Per chi viaggia in direzione ostinata e contraria”.