Wednesday 12 February, 2025
HomeAttualitàTorrette: intervento multidisciplinare salva un paziente già trapiantato

Un uomo marchigiano di 50 anni ha vissuto una seconda rinascita grazie a un intervento innovativo eseguito all’Azienda Ospedaliero-Universitaria delle Marche. Dopo aver ricevuto un trapianto di fegato nel 2016 a causa della rara sindrome di Budd-Chiari, il paziente si è trovato nuovamente in pericolo di vita a causa di una grave recidiva della malattia.

Negli ultimi mesi, il fegato trapiantato ha sviluppato nuovi trombi venosi, con una conseguente dilatazione delle vene addominali e la formazione di una varice di enormi dimensioni nel duodeno. Il rischio era altissimo: una sua rottura avrebbe causato una emorragia massiva, con esiti potenzialmente fatali.

Di fronte a questa situazione critica, un team multidisciplinare dell’AOUM si è mobilitato per trovare una soluzione. La gestione del caso è stata affidata alle competenze congiunte di Unità Operativa Danno Epatico e Trapianti, diretta dal Prof. Gianluca Svegliati Baroni, per la gestione clinica; Radiologia Interventistica, guidata dal Dott. Roberto Candelari, per la parte diagnostica e interventistica e la Clinica di Chirurgia Epatobiliare, Pancreatica e dei Trapianti, diretta dal Prof. Marco Vivarelli, per la valutazione chirurgica.
Dopo una lunga fase di studio e confronto, il team ha escluso l’opzione di un secondo trapianto, considerato impraticabile data la complessità del quadro clinico. Tuttavia, lasciare la situazione invariata avrebbe significato condannare il paziente a un rischio costante di morte.

Un intervento pionieristico

Con il pieno consenso del paziente, il team ha deciso di procedere con un’operazione innovativa e mininvasiva, eseguita per via percutanea. L’intervento, mai documentato prima in letteratura scientifica, ha permesso di creare una nuova via anatomica all’interno del fegato, una sorta di “autostrada” che convoglia il sangue ed evita la formazione di nuove varici.

Il Dott. Candelari, responsabile della Radiologia Interventistica, sottolinea l’efficacia dell’approccio: “In poche ore, senza necessità di chirurgia aperta e senza cicatrici, abbiamo risolto un problema gravissimo. Grazie alla mininvasività della procedura, il paziente ha potuto tornare a casa e festeggiare il Natale in famiglia.

L’intervento non solo ha salvato la vita del paziente, ma ha anche eliminato il rischio di una futura recidiva della malattia, un risultato straordinario nella gestione post-trapiantologica. Il Prof. Svegliati Baroni evidenzia l’importanza dell’innovazione: “Abbiamo progettato un percorso che in natura non esiste, garantendo al paziente una soluzione definitiva. Questo dimostra il livello di eccellenza del nostro centro, in grado di competere con le migliori realtà nazionali ed europee nella cura delle patologie epatiche.

Un caso che segna una pietra miliare nella medicina e che apre nuove prospettive per il trattamento di pazienti complessi, dimostrando il valore della collaborazione multidisciplinare e dell’innovazione tecnologica nella sanità.

Autore

Giorgia Clementi

Nata sotto il segno del leone, cresciuta nella capitale del Verdicchio. Dopo la maturità classica al Liceo Vittorio Emanuele II di Jesi scopro l'interesse per il mondo della comunicazione che scelgo di assecondare, dapprima con una triennale all'Università di Macerata, ed in seguito con una laurea magistrale in Giornalismo ed editoria all'Università di Parma. Spirito d'iniziativa, dinamismo, (e relativa modestia), i segni che mi contraddistinguono, insieme ad un amore unico per le bellezze del mio territorio. L'idea di fondare Capocronaca, insieme a Cristina, nasce all'inizio del 2023. Nelle sue fondamenta, la volontà di dare ai lettori una voce nuova da ascoltare e scoprire insieme a loro, cosa accade ogni giorno.