D’attualità la questione legata ai campi da gioco, fondamentale per programmare il futuro
Tornando immediatamente in Eccellenza, la Jesina ha cancellato il capitombolo dell’anno precedente e si è rimessa in pista guardando al futuro, strizzando l’occhio al limite, al vicino centenario. Il presidente Chiariotti ha le idee chiare: fare bene, tenendo sempre i piedi per terra. Ma c’è un nodo importante da sciogliere: non riguarda la costruzione della squadra – quasi tutti i giocatori dello scorso anno avrebbero espresso la volontà di restare – principalmente il problema legato alla gestione e all’utilizzo degli impianti sportivi.
In settimana la squadra ha svolto l’ultimo allenamento, presto si saprà se la guida tecnica verrà confermata. Quale migliore occasione, con lo spogliatoio appena chiuso, per fare il punto della situazione con il presidente Chiariotti. L’anno scorso più o meno di questi tempi c’eravamo ritrovati nella sala stampa del Carotti, dopo la partita di play-out che aveva sancito la retrocessione in Promozione. La prima dichiarazione di Chiariotti era stata, piò o meno questa: «mi prendo tutte le responsabilità».
«Presidente, a distanza di un anno avete mantenuto la promessa di riportare la Jesina in Eccellenza.»
«Lo scorso anno sono stati fatti degli errori, sicuramente non voluti, per fatti contingenti e ci siamo ripromessi da subito di riportare la Jesina in Eccellenza e ci siamo riusciti anche per nostra bravura. Del resto quanto abbiamo sbagliato lo abbiamo ammesso. Quest’anno tutta la Jesina è stata brava e siamo riusciti a riportarla in Eccellenza. Non è stato semplice, perché per vincere il campionato, nel girone di ritorno, su 45 punti ne abbiamo conquistati 38, perché il Fermignano ci ha tenuto testa fino alla penultima giornata. La vittoria è frutto dell’impegno di tutti e mi sento quindi di ringraziare tutti quelli che ci sono stati fin dall’inizio o sono andati via durante l’anno per altri motivi; tutti hanno contribuito, dal primo all’ultimo erano tutti consapevoli che dovevamo tornare in Eccellenza. Nessuno lo aveva dichiarato, ma l’obiettivo era quello, arrivare primi e rimediare all’annata precedente.»
«Non è stata una stagione facile, perché, nella partita che poteva dare la svolta, vale a dire lo scontro diretto al Carotti contro la Fermignanese, è accaduto il patatrac. Cosa vi siete detti in quel momento?»
«in quel periodo abbiamo perso quattro partite su cinque, quando eravamo pronti per fare il passo avanti, siamo tornati indietro. C’è stato probabilmente un calo fisico da parte di tutta la squadra. Sia dopo la sconfitta di Moie e Sassoferrato, ci siamo riuniti qui in ufficio con Omiccioli e lo staff, non abbiamo fatto drammi, abbiamo capito gli errori, ci siamo detto che succede e di ripartire. La partita di Sant’Orso e quella successiva a Vismara hanno fatto sì che la squadra tornasse a capire la sua forza. Con il Sant’Orso è stata una partita ignorante, dura, vinta con un gol segnato a venti minuti dalla fine, mentre a Vismara abbiamo segnato dopo pochi minuti nel primo tempo. Dopo queste due vittoria si è capito che la squadra c’era e aveva svoltato. Poi sono arrivate sette vittorie consecutive e il pareggio di Lunano. Insomma si è capito che la squadra aveva bene in mente le proprie possibilità.»
«Nell’ambiente del calcio marchigiano lo scorso anno si vociferava circa una difficoltà nel costruire la squadra per colpa del campo, che in sostanza molti non venivano a giocare per le pessime condizioni del prato del Carotti. Cosa c’è di vero?»
«Purtroppo è così, sia da parte dei giocatori che degli allenatori, perché in molti hanno grandi difficoltà ad accettare di allenarsi nell’antistadio; l’utilizzo del campo principale è condizionato dalle condizioni meteo, così da fine ottobre fino a febbraio-marzo, è impossibile utilizzare il campo verde se non per la rifinitura del sabato. Questa cosa ci sta creando parecchi problemi, l’anno scorso abbiamo anche subito una serie di infortuni a partire da dicembre in poi, quest’anno per fortuna non ce ne sono stati. Allenarsi su campi che non sono idonei crea grandi problemi, sia all’allenatore che ai giocatori. Dico una cosa che non dice mai nessuno, ma è un dato di fatto. Siamo nelle Marche, tutte le prime squadre delle città, dalla terza categoria, fino alle serie D e i campionati professionistici, hanno da parte delle amministrazioni comunali l’utilizzo del campo di gioco, non pagano gli affitti e ricevono un contributo sostanzioso per la gestione dell’attività sportiva. Questo vuol dire che la Jesina in Eccellenza partirà con un gap negativo di almeno centomila euro di spese in più rispetto agli altri, con campi non idonei, perché purtroppo qui a Jesi non c’è la cultura di contribuire alla prima squadra della città. Questo forse per non mettere in difficoltà le altre squadre, di altri sport, comunque noi ci troviamo in questa situazione.»
«Se non ricordo male avete anche presentato dei progetti riguardo gli impianti sportivi che vorreste utilizzare. Ci sono novità?»
«Abbiamo presentato progetti sui quali non abbiamo avuto risposte sostanziose, sia per l’antistadio, per il Mosconi, per il Paolinelli. Sono progetti per i quali prenderemmo noi i finanziamenti, per cui eviteremmo al comune di sottoscrivere mutui con cifre consistenti a fronte di un contributo, ma non abbiamo avuto risposta. Siamo dispiaciuti; già almeno gestire il Carotti direttamente tramite appalto o subappalto, ci permetterebbe di aver più liquidità per investire sia per migliorare i campi, che per portare a Jesi giocatori e allenatori, perché tutti gli anni ci troviamo in difficoltà nel farlo.»
«Quanto costerebbe realizzare un campo in erba sintetica?»
«Se parliamo dell’antistadio una cifra attorno ai quattrocentomila euro, compresi nuovi spogliatoi e una tribunetta per renderlo autonomo e separato, per il Mosconi sui seicentomila euro. Tre anni fa abbiamo partecipato ad una riunione in Comune, c’era tutto lo staff dell’urbanistica, l’assessore allo sport, con me un funzionario della banca presso la quale avremmo ottenuto il finanziamento, i progetti sono stati visionati, ma purtroppo sta procedendo tutto a rilento e questo crea dei problemi, non a me personalmente, ma ai ragazzi che ci dovrebbero andare a giocare. Del resto fare un campo in sintetico non è un vantaggio per la Jesina, ma per tutta la città.»
«Chi potrebbe fruire di questi impianti?»
«La Jesina, l’Aurora, la squadra femminile, tutti li potrebbero utilizzare. Poi se qualcuno decide di realizzare un progetto come quello che abbiamo presentato al posto nostro, a noi va benissimo.»
«Torniamo a parlare di campionato. All’indomani della vittoria hai dichiarato di restare alla guida della Jesina. Che visione hai della stagione che andrà a cominciare?»
«L’idea è di fare una squadra competitiva, e i ragazzi di quest’anno sarebbero contenti di restare a Jesi. Il gruppo era davvero unito, sono diventati amici e sarebbero quasi tutti propensi e rimanere. Io sono favorevole, non si possono fare squadre nuove tutti gli anni, com’è naturale ci sarà qualche aggiustamento, anche per gestire gli under per i quali quest’anno cambieranno gli anni di nascita.»
«Del resto siamo vicini al centenario, quindi?»
«Non si possono fare promesse ma bisogna fare bene, per la città, per la gente, perché poi la gente me lo chiede, anche gente che non conosco e mi domanda cosa faremo nella prossima stagione. Insomma gli jesini ci tengono, si aspettano che si faccia bene, con i risultati, con la squadra che gioca bene.»
«Per quello che riguarda la città, non è possibile far avvicinare maggiormente l’imprenditoria?»
«A livello economico nella Vallesina e nelle Marche c’è un vento di crisi, quindi andare a chiedere soldi agli imprenditori è complicato, però si potrebbe creare un gruppo allargato, del tipo cento persone mettono mille euro, il che significa raccogliere centomila euro. La cosa che conta è che non si pensi che questi soldi vanno a Chiariotti, ma alla Jesina, per la squadra della città e per il settore giovanile. Sarebbe un incentivo a migliorare la vita della città, delle famiglie.»