Non è ancora passata una settimana dalla brutta domenica, costata la retrocessione in un campionato – quello di Promozione – che certo Jesi non merita. Come non meritavano un esito come questo gli oltre 1.500 spettatori presenti.
A botta calda, nel pieno della delusione, in una tribuna stampa blindata, con il commissario federale, che sembrava perfino non gradire la presenza di noi giornalisti, il presidente Chiariotti ha dichiarato, al nostro microfono, che allo stato attuale le alternative sono due, se è vero che non dovrebbero essere arrivate richieste per acquisire la società: la prima andare avanti, con tutti gli oneri che derivano da una ripartenza che impone un ritorno in breve, come minimo in Eccellenza, la seconda opzione portare, idealmente, come si suole dire, “le chiavi al sindaco.” Ci si chiede anche se, tra le pieghe dei regolamenti, esiste un terza alternativa, inoltrare istanza di ripescaggio.
Certe le dimissioni di Gianfranco Amici, che aveva dichiarato di arrivare a fine stagione, lasciando poi l’incarico. Chiarite definitivamente le proprie intenzioni, la società dovrà mettersi in cerca di un suo sostituto, poi di un direttore sportivo, di un allenatore, se fosse venuta meno la fiducia verso Strappini: a proposito di diesse, domenica al Carotti si è rivisto Euno Cerioni, restato in carica per poche settimane a inizio stagione. Spettatore interessato o disinteressato?
Intanto dal gruppo del tifo organizzato “Eppure il vento soffia ancora” in giornata abbiamo ricevuto un comunicato stampa, che possiamo però citare solo nella sostanza, ma non nella forma, in quanto ci sono riferimenti diretti alle persone, piuttosto forti. Non ci vuole molto a capire di che si tratta, ma per scelta editoriale non abbiamo difficoltà a citare gli argomenti, senza trascendere, pur riconoscendo il malumore dei tifosi.
Critiche che toccano tutti, presidente, direttore generale, allenatore, sino a toccare l’identità di una squadra che non è riuscita a rappresentare la jesinità. Per finire un invito a lasciare in altre mani la società. Tutte critiche già espresse durante questa stagione travagliata, dai toni oggi ancor più aspri. A questo punto la patata bollente resta in mano a Chiariotti, che dovrà chiarire se e come la sua gestione andrà avanti.