Tuesday 23 April, 2024
HomeIn evidenzaI rigori tradiscono la finale dei giallorossi ma un unico “Grazie Roma” consola i cuori

Sono passati 40 anni da quando le celebri note di Antonello Venditti vengono adottate come un inno dalla squadra giallorossa. Versi che uniscono e scaldano il cuore. Una “promessa nuziale“; atto di fede rinnovato da ogni tifoso quando la sua Roma scende in campo.

Ieri sera, quella canzone è stata un ponte dalla capitale alla Puskas Arena di Budapest, dove la squadra di José Mourinho ha disputato la finale di Europa League contro il Siviglia.

Un incontro che entrerà nella storia del calcio mondiale come la “partita più lunga mai giocata“. 146 minuti di gioco, seguiti dai calci di rigore che hanno decretato la vittoria della squadra guidata da José Luis Mendilibar.

Per la squadra spagnola, il successo si concretizza nel record della settima finale europea conquistata. Per l’italiana, la sconfitta prende il sapore salato delle lacrime che scorrono sul viso.

È una Roma che piange e fa piangere. Si abbraccia e fa abbracciare.

La maggior parte dei tifosi sono distanti. I biglietti praticamente impossibili da trovare, hanno portato a Budapest solo poco più di ventimila tifosi giallorossi, a fronteggiare con la forza del colore la marea bianca schierata sugli spalti. Ma a casa della Magica, migliaia di fedeli si sono ritrovati per guardare la partita sotto lo stesso cielo, tra le braccia dello Stadio Olimpico e del Circo Massimo.

A testa alta, tradita forse dalla mancanza di un meritato pizzico di fortuna, la Roma accetta la vittoria dell’avversaria. La chiusura ai rigori lascia amarezza nei cuori. Ma la sconfitta, ancor più della vittoria, ha il potere di fortificare il sacro senso di appartenenza che lega i tifosi alla loro squadra.

Così, all’indomani dell’amaro risultato, quei versi acquisiscono un valore ancora maggiore.

Sono un “Grazie Roma” che consola e rincuora, “che ci fa sentire amici anche se non ci conosciamo“, “che ci fa sentire uniti anche se siamo lontani“, “che ci fa piangere e abbracciarci ancora“, “che batte forte, forte, forte in fondo al cuore“. Quel “cuore che batte dentro al cuore di Roma” che sta già sognando le vittorie di domani.

Autore

Giorgia Clementi

Nata sotto il segno del leone, cresciuta nella capitale del Verdicchio. Dopo la maturità classica al Liceo Vittorio Emanuele II di Jesi scopro l'interesse per il mondo della comunicazione che scelgo di assecondare, dapprima con una triennale all'Università di Macerata, ed in seguito con una laurea magistrale in Giornalismo ed editoria all'Università di Parma. Spirito d'iniziativa, dinamismo, (e relativa modestia), i segni che mi contraddistinguono, insieme ad un amore unico per le bellezze del mio territorio.