Tuesday 1 April, 2025
HomeIn evidenzaGianluca Fenucci torna al primo amore, la panchina della Biagio Chiaravalle

Non solo l’allenatore, anche l’uomo che mette al primo posto le emozioni.

Sarà perché in fondo è stato l’ultimo allenatore a vincere qualcosa di importante con la Jesina, senza nulla togliere agli altri che si sono seduti sulla panchina, sarà per il suo modo di relazionarsi bene con l’ambiente, a Jesi ha sempre goduto e godrà della stima di tutti, ed è sempre un piacere scambiare qualche impressione con lui. Ora torna in pista, con il secondo dei suoi amori sportivi, la Biagio Nazzaro; un ritorno a casa, alle origini.

«Una domanda è d’obbligo, cosa hai provato tornando alla Biagio?»

«Intanto una grande emozione; ho sempre vissuto di emozioni, prima ancora che di professionismo e agonismo. In tempi non sospetti avevo detto che due squadre avrei voluto allenare, non mi interessava la categoria. La Biagio è la squadra della mia città, quindi torno con grande piacere, entusiasmo, forza ed energia, ma anche con umiltà perché so che non sarà facile. Con la Biagio diversi anni fa vincemmo la Coppa Italia di Eccellenza e conquistammo la finale play-off. L’altra squadra delle due è la Jesina, che porto nel cuore per aver ottenuto i migliori successi da allenatore. Tornando alla Biagio, emozione, grande senso di appartenenza, tanta umiltà da regalare a tutti, sarà un impegno molto difficile, ma che spero di poter sostenere insieme ai giocatori.»

«Che squadra hai trovato?»

«A livello tecnico ho trovato una buona squadra, ben allenata tecnicamente e fisicamente, che però nell’immediato ha problemi di organico; saranno assenti da subito Medici e Giacchetti, oltre a giovani molto interessanti fermi per infortuni seri e altri giocatori che sono importanti per lo spogliatoio, tipo Tommaso Gabrielloni che ha uno stiramento al polpaccio. Così come non sono al meglio Fuoco e Severini che difficilmente giocheranno domani contro il Villa San Martino.»

«Che emozione proverai tornando al Carotti, considerando l’affetto che a Jesi ti hanno spesso dimostrato?»

«Sono contento di sapere che ancora si ricordino di me, ricordo l’anno in cui, con un manipolo di grandi giocatori e uomini, abbiamo riportato la Jesina in serie D; anche nella serie superiore facemmo benissimo, soprattutto nel primo anno. Certo, sarebbe stato bello quest’anno dover incontrare la Jesina in un altro livello, ma questa è la realtà. Dico la verità è un appuntamento al quale ho già pensato, anche perché in dodici anni non sono più tornato al Carotti da avversario. Non sarà una partita come tutte le altre, ma c’è tempo, ora devo pensare alle cose attuali. Quel giorno sarò molto emozionato, il Carotti per me è come una seconda casa, c’ero stato da calciatore, poi tre anni da allenatore, un altro anno sulla panchina in serie D nella stagione 99/2000. Tante emozioni, tante gioie vissute nello spogliatoio, nell’ambiente, tanti amici, tante gente che mi stima e io stimo, tanto affetto, quindi sarà emozionante tornarci, perché non sarebbe stata la stessa cosa giocare da un’altra parte contro la Jesina.»

«Torniamo alla Biagio, cosa ti aspetti da questa stagione?»

«Ho dato la mia disponibilità alla Biagio, io non sono un allenatore che pensa che da solo si possono vincere le partite, secondo me le partite non si vincono con i moduli e gli schemi, le partite le vincono i giocatori; il compito dell’allenatore è farli rendere al meglio delle loro possibilità, ritagliare ad ognuno di loro uno spazio adeguato, sia in campo che nello spogliatoio. Poi sono convinto che la Biagio è formata da calciatori che sono bravi ragazzi; magari andrà fatto qualche correttivo, ma senza stravolgere nulla, il gruppo è buono. Sono convinto che potremo scalare qualche posizione in classifica. Ma sempre guardando giorno per giorno, domenica per domenica, partita per partita; bello sognare, ma bisogna farlo con i piedi ben attaccati per terra, sennò ci si risveglia cadendo. Noi non vogliamo né cadere, né farci male. Sognare fa bene perché il calcio è fatto anche per sognare e divertirsi, ma bisogna essere realisti.»

«Ancora bello il mestiere dell’allenatore?»

 «L’allenatore è una persona abbastanza sola, anche quando vince pensa sempre alla prossima e non si gusta probabilmente fino in fondo neanche quel successo, ma il mestiere dell’allenatore è bellissimo.»

Autore

Giancarlo Esposto

Giornalista iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 1985 – tessera n. 52020 - e scrittore. Ha all’attivo numerose collaborazioni con emittenti radio-tv e giornali su carta e online. Nel 2010 medaglia d’argento per i 25 anni di iscrizione all’Ordine, nel 2020 tra i premiati del Premio Giornalistico Nazionale Giuseppe Luconi. Come scrittore, dopo alcune pubblicazioni di sport, relative alla sua attività giornalistica e dedicate al vernacolo, si è dedicato alla narrativa, pubblicando 5 romanzi; il più recente "Anagramma di donne". Pochi mesi fa ha pubblicato il libro "Dal taccuino di un cronista", racconti di oltre trent'anni di giornalismo. Una delle sue frasi preferite: “La letteratura, come tutta l’arte, è la confessione che la vita non basta.” (Fernando Pessoa).