Sunday 20 April, 2025
HomeCulturaTra Jesi e l’Alta Murgia, un calice di vino con l’Imperatore

Turismo lento, strade del gusto, turismo delle radici. Forme esperienziali di scoperta di un luogo, di persone, di paesaggi e prodotti tipici che passa per una conoscenza più attenta e profonda proprio perché lenta e tranquilla. Non si passa guardando, ma ci si ferma ad osservare ed ascoltare, portandosi a casa storie e volti.

Non vi è un vincolo legato al luogo dove farlo. Certo, il piccolo borgo offre sicuramente più occasioni di ascolto e tranquillità rispetto al caos urbano. Ma a fare la differenza è la predisposizione del viaggiatore. Ecco che così, anche un non-luogo come il Vinitaly, (per usare l’immagine dei luoghi di passaggio data da Augè) diventa un catalizzatore di storia e tradizione che permette di viaggiare nei sapori delle regioni nel tempo.

Ed è qui che, passeggiando dalle Marche alla Puglia, appoggiato al bancone di un banco di assaggio, girava lentamente il vino nel suo calice Federico II di Svevia. I natali a Jesi hanno permesso l’immediato riconoscimento, e la familiarità concittadina si è unita allo stupore di scoprirlo raccontato da due etichette pensate a chilometri di distanza, nel cuore dell’Alta Murgia.

Due vini, una figura: la Puglia raccontata attraverso l’Imperatore

Federico II amava profondamente la Puglia e vi trascorse lunghi periodi, soprattutto a Foggia, che di fatto divenne una delle capitali del suo impero. Tra i monumenti più noti legati all’Imperatore vi è sicuramente Castel del Monte, che lui stesso fece costruire nel 1240. Oggi è patrimonio UNESCO e simbolo dell’omonima denominazione vinicola – Castel del Monte DOC e DOCG – nata nel 1971 e divenuta DOCG nel 2011.

È proprio qui che opera la cantina Rivera, che sceglie di legare la sua identità vitivinicola a Federico II, ispirandosi a lui per dare nome a due dei suoi principali prodotti.
Il Falcone, bandiera dell’azienda, è un Castel del Monte Rosso Riserva DOCG prodotto fin dal 1950, nato da un uvaggio a base di Nero di Troia – vitigno autoctono simbolo della zona – affinato in legni pregiati. Il nome omaggia la passione dell’imperatore per la falconeria, di cui fu profondo conoscitore e che elevò ad arte, tanto da scriverne un trattato. Non è un caso che proprio accanto al Castel del Monte sorgesse una delle sue riserve di caccia.

Il secondo vino, Puer Apuliae, ne racconta invece l’origine e l’identità. “Figlio di Puglia” – così Federico era chiamato – è il titolo che meglio sintetizza il suo amore per questa terra, la stessa che oggi produce quel rosso profondo, elegante ed intenso. Anche questo è frutto del Nero di Troia, selezionato nei vigneti più antichi e vinificato con un approccio moderno per esaltare le note di viola e ribes nero.

Il viaggio nella lontana terra del Regno delle Due Sicilie è durato più o meno una quindicina di minuti. L’allegria trasmessa dal narratore del racconto ha saputo rendere giustizia alla storia. In poco tempo, la Puglia ha raccontato perché l’Imperatore la amasse così tanto e, quasi in segno di gratitudine, ha scelto di raccontare chi fosse l’Imperatore proprio attraverso un prodotto della sua terra.

Un bicchiere di Falcone o Puer Apuliae per raccoltare il legame tra due luoghi, per ricordare una storia diversa, fatta di culture che si incontrano e si assomigliano perché vi è chi, in passato, le ha in qualche modo unite. Dalla propria presenza. Da nozioni ed insegnamenti che hanno superato i secoli: proprio in questi giorni si sono schiuse a Jesi le uova di piccoli falchi dell’Imperatore. Il vino ricorda il suo ruolo di custode del tempo, di storia e legami. Diventa un falco che, prendendo il volo dai filari della Murgia stringe negli artigli un po’ di terra, la tiene mentre plana verso nord e, posatosi sulla torre del Campanile di Jesi, la lascia cadere.

Autore

Giorgia Clementi

Nata sotto il segno del leone, cresciuta nella capitale del Verdicchio. Dopo la maturità classica al Liceo Vittorio Emanuele II di Jesi scopro l'interesse per il mondo della comunicazione che scelgo di assecondare, dapprima con una triennale all'Università di Macerata, ed in seguito con una laurea magistrale in Giornalismo ed editoria all'Università di Parma. Spirito d'iniziativa, dinamismo, (e relativa modestia), i segni che mi contraddistinguono, insieme ad un amore unico per le bellezze del mio territorio. L'idea di fondare Capocronaca, insieme a Cristina, nasce all'inizio del 2023. Nelle sue fondamenta, la volontà di dare ai lettori una voce nuova da ascoltare e scoprire insieme a loro, cosa accade ogni giorno.