Friday 25 October, 2024
HomeCulturaL’attuale ribellione di una Vestale che ha acceso la nuova stagione del Pergolesi

Duo, trio, quartetto o quintetto. Tutte composizioni strumentali che funzionano se ad essere accordati, non sono solo gli strumenti, ma gli artisti che danno loro anima. Questo si amplifica se si passa ad un’orchestra. “Una“, come l’articolo sottolinea, ma costituita da decine di elementi. A decretare il successo dell’uno è il pluralismo. Centinaia di elementi che si accordano. E la regola non vale solo per coloro che assolvono l’onore di produrre sinfonie. L’opera, ne è un emblematico esempio. Un’orchestra che non è solo quella letterale, diretta dai grandi maestri, ma che comprende tutti gli attori che rianimano le grandi storie sul palco. Per la standing ovation sono necessarie le mani che, in sartoria, danno vita ai vestiti indossati, coloro che montano le scenografie, gli operatori del teatro che accolgono gli spettatori, gli attori che danno voce e corpo a personaggi e storie nati in passato, facendoli continuare a vivere.

Un commovente connubio che accade quando ogni singolo elemento fa la sua parte pensando anche all’altro. Un connubio che ha lasciato il segno, lo scorso fine settimana, a Teatro Pergolesi quando l’Orchestra dell’Opera Vestale ha dato inizio alla 57esima stagione lirica e di tradizione.

In scena, il destino ribelle di Giulia

La nuova produzione ha riportato in scena l’opera, assente dal teatro da quasi 40 anni, con una squadra di eccellenti artisti: Carmela Remigio nel ruolo di GiuliaBruno Taddia come Licinio, l’Orchestra LaCorelli magistralmente diretta da Alessandro Benigni, e il Coro del Teatro Municipale di Piacenza guidato da Corrado Casati, con regia, scene e costumi di Gianluca Falaschi e coreografie di Luca Silvestrini.

Ed ovviamente, tra i protagonisti, il gremito pubblico riunito dall’eccellente cast e da un dramma a lieto fine, in grado di stimolare riflessioni secolo dopo secolo. Ma come rileggere un’opera come La Vestale con gli occhi di oggi? Cosa insegna la Giulia destinata a servire la Dea Vesta alle Giulie di oggi?

L’amore tra Giulia e Licinio, come una prima lettura suggerisce, non può che incarnare la lotta tra volere e dovere. Da una parte l’amore ostacolato, topos letterario dalla consolidata fortuna. In questo caso, prima dai genitori di Giulia che, per non lasciarla in mano a Licinio le impongono il dovere di un culto collante della società Romana. Poi, dal senso del dovere della Vestale che fa suo, in un primo momento, il destino a lei imposto. È l’incontro con Licinio a farla vacillare. Tanto lavoro sulla propria autoconvinzione crinato dal ritrovarsi.

Il topos supera il palco e scende nella vita reale. Tra gli spettatori. Magari descrive proprio quanto vissuto da alcuni di loro. Distanti di qualche palchetto o fila in platea ma turbati dallo sguardo incrociato in fila all’entrata.

Gran parte delle volte, la convinzione di avere già nelle mani qualcosa di degno, spegne il fuoco dell’osare. Una fiamma che si spegne, soffocata dalla paura di un cambiamento che viola le convenzioni. Che, nel caso di un culto, rinnega uno dei valori su cui si fonda la certezza dell’intera società. Oppure, succede ciò che è accaduto a Giulia. La fiamma si spegne a segnare il tradimento. Quello più grave, verso la divinità e la pena non può che essere la morte. Perché chi tradisce un ordine prestabilito merita questo. La certezza della fine riaccende però una linea difensiva che, questa volta, non nasce dal dovere, ma dal cuore di Giulia. Non avere più nulla da perdere le fa vibrare l’anima, fa nome dell’amato, è il suo sentimento che decide di venerare prima di morire.

Allora è forse per questo che un fulmine, calato dal cielo come il più classico dei deus ex machina, dà ragione a Giulia riaccendendo il fuoco e salvandole la vita. Come non pensare dunque, che la vera protagonista dell’opera, non sia piuttosto la fiamma di Vesta. Quel fuoco sacro simboleggia il destino dell’uomo. Tutte le persone ne hanno uno e quando questo viene rinnegato il fuoco si spegne. Senza fuoco si vive a metà. Magari si appagano aspettative ma al senso di soddisfazione si accosta sempre il bisogno di coprirsi dal freddo. La cenere ha la funzione di ricordarcelo, ed alla sua vista solo poche Giulie hanno il coraggio di riaccendere il carbone. Questo Vesta lo sapeva. Ed ora, forse, lo sanno anche gli spettatori di oggi.

Autore

Giorgia Clementi

Nata sotto il segno del leone, cresciuta nella capitale del Verdicchio. Dopo la maturità classica al Liceo Vittorio Emanuele II di Jesi scopro l'interesse per il mondo della comunicazione che scelgo di assecondare, dapprima con una triennale all'Università di Macerata, ed in seguito con una laurea magistrale in Giornalismo ed editoria all'Università di Parma. Spirito d'iniziativa, dinamismo, (e relativa modestia), i segni che mi contraddistinguono, insieme ad un amore unico per le bellezze del mio territorio. L'idea di fondare Capocronaca, insieme a Cristina, nasce all'inizio del 2023. Nelle sue fondamenta, la volontà di dare ai lettori una voce nuova da ascoltare e scoprire insieme a loro, cosa accade ogni giorno.