Dall’importanza dell’acqua alla storia di Carlo Urbani. Con Goccia dopo goccia, Teatro Giovani Teatro Pirata racconta la realtà di un mondo interconnesso
Goccia dopo goccia. Un principio che celebra l’unione dei singoli in nome di un qualcosa di grande. A suggerirlo è il Piccolo coro dell’Antoniano dello Zecchino d’oro 1994. Una frase semplice che ricorda al pubblico della Rai come tanti piccoli gesti possano dar vita ad una realtà più grande. La canzone sopravvive al passare del tempo, il suo titolo diventa un dire comune.
Oggi, è la compagnia marchigiana Teatro Giovani Teatro Pirata, in collaborazione con Aicu, a dare un nuovo corpo al modo di dire. “Goccia dopo goccia” è infatti il titolo dello spettacolo teatrale presentato in anteprima a Jesi lo scorso giovedì, presto nei palcoscenici italiani, nei Festival di settore e, naturalmente, nei teatri dei comuni marchigiani dove è già in programma una mini tournée, sostenuta dalla Fondazione Cassa di risparmio Fabriano e Cupramontana per portare lo spettacolo a Fabriano, Sassoferrato e Cupramontana.
L’idea nasce dalla penna di Francesco Niccolini dopo una chiacchierata nella fase di uscita dalla pandemia con Marco Paolini, che gli racconta la storia del medico di Castelplanio che scoprì la Sars. La RAI stava cercando storie di scienza e la vita di Carlo Urbani diventa parte della serie La fabbrica del mondo.
Dal piccolo schermo al palcoscenico, ora Goccia dopo goccia è diventato uno spettacolo.
Un mondo appeso accoglie gli spettatori. Sotto di lui una sedia abitata dall’attore Sandro Fabiani che rivolge lo sguardo alla Terra, la ammira, la osserva talvolta rassegnato. La gira ricordandone storie lontane ma unite tra loro. La abbraccia.
Un valzer col mondo che muove i primi passi dall’elemento fondamentale per la vita del pianeta: l’acqua. Poi una storia che riporta gli spettatori alla primavera del ’93, nel Montana. I bruchi finiscono le foglie di tutti gli alberi. Gli esperti parlano di “esplosione“, concetto che in gergo indica la crescita veloce di una specie in poco tempo. Come quella dei bruchi del Montana. Come quella dell’homo sapiens.
Poi il pianeta come “Terra inabitabile“, sulla scia di David Wallace Wells, commentato e citato, fino al tema delle malattie, delle epidemie. C’è il Morbo di Melbourne in Congo. Ci sono i pipistrelli, tanto citati negli ultimi anni.
Fino alla storia di Urbani. Il mondo gira sopra la voce narrante. Così come il virus della Sars girò nel 2003 tra Hong Kong ed Hanoi. La vita di Carlo viene raccontata e condivisa con il pubblico. C’è la sua infanzia a Castelplanio, ci sono gli studi in medicina, la scelta di portare cura in luoghi dimenticati dove più che di malattia gli uomini muoiono di povertà. L’impegno, l’attivismo, le manifestazioni e le campagne di denuncia.
Fino alla magistrale gestione del contagio che si diffonde nell’ospedale di Hanoi, dove Carlo si trova per curare un paziente affetto da qualcosa che nessuno sa definire.
Il valzer col mondo si chiude con il ricordo di quel 29 marzo. Il giorno in cui Carlo morì. Una data speciale in molti paesi del medio Oriente perché la sua scoperta, il suo “Protocollo” nella gestione dell’epidemia, salvò innumerevoli vite.
Per questo Goccia dopo goccia. Perché anche l’azione di un singolo è sempre fondamentale per fare la differenza. Allora il messaggio è proprio questo. Non è un valzer di rassegnazione ballato col mondo per compatirne la sua sofferenza. Per compatire gli uomini. È un valzer che vuole muovere gli animi. Muovere piccole grandi azioni in funzione del bene comune. Perché, proprio come l’attore sul palco, il mondo è tra le braccia di ognuno di noi.