Una serie televisiva che debuttava su Netflix nel dicembre 2020, incentrata sulla passione tra il duca di Hastings Simon Basset (Regé-Jean Page) e la viscontessa Daphne Bridgerton (Phoebe Harriet Dynevor), quartogenita di una ben più folta famiglia.
L’incanto è poi proseguito con la seconda stagione, distribuita nel marzo 2022, dove al sentimento folle ed esplicito che univa i protagonisti del primo capitolo si è sostituito quello sensuale, inespresso ed implosivo di Anthony (Jonathan Bailey), visconte Bridgerton, e della sua amata Kate Sharma (Simone Ashley).
Ma è stata soprattutto La regina Carlotta: Una storia di Bridgerton – distribuita lo scorso 4 maggio 2023 – ad aver letteralmente sbancato in termini di consensi e plausi da parte del pubblico. Nello spin-off, la differenza maggiore l’ha fatta proprio il continuo alternarsi tra presente e futuro, indagato per mezzo di flashforward. A prestare il volto alla regina Carlotta di Meclemburgo-Strelitz – consorte del re Giorgio III del Regno Unito (Corey Mylchreest) -, le attrici India Amarteifio (Carlotta giovane) e Golda Rosheuvel (Carlotta adulta).
Proprio la terza stagione della serie parrebbe aver raccolto le acclamazioni di critica e fruitori della piattaforma. Ancor più della coppia formata da Daphne e Simon, o del duo composto da Anthony e Kate, l’amore spigoloso, passionale, a tratti persino repulsivo tra Charlotte e George ha davvero conquistato tutti. Cerchiamo di capire insieme perché Bridgerton 3, stando ai pareri emersi dal mondo del web, ha dimostrato di essere la stagione più apprezzata delle tre.
Bridgerton 3, tutti pazzi di Charlotte e George: il motivo del successo
Gli utenti di tutto il mondo, dopo aver terminato il sesto ed ultimo episodio dello spin-off di Bridgerton, hanno avanzato un’unica richiesta: “Vi prego, dateci un’altra stagione!”. La storia d’amore tra Charlotte e George, di fatto, sembrerebbe aver di gran lunga oltrepassato le aspettative, e persino il confronto con le due precedenti stagioni.
I motivi per i quali si è verificato un simile capovolgimento di scenario sono molteplici. In primo luogo, con La regina Carlotta: Una storia di Bridgerton siamo stati catapultati, se possibile, in una messinscena ancor più veritiera rispetto alle precedenti. D’altronde, chi ci vieta di immaginare che la conoscenza tra re Giorgio III del Regno Unito e la regina consorte Carlotta sia andata proprio così?
Ostacoli ben più tangibili – e che il pubblico, con ogni probabilità, ha avvertito come molto più vicini all’esperienza reale – quelli che hanno separato per sei episodi i due protagonisti della favola romantica, come in un ballo di attrazione e repulsione continue. Dal colore della pelle di Charlotte, regina straniera in una terra sconosciuta e, perlomeno inizialmente, ostile al suo arrivo, fino ad arrivare ai disturbi mentali di un principe che, dalla tenerissima età, è stato cresciuto per incarnare “il bene della sua Nazione”, e non la sua vera essenza di essere umano.
George ed il Regno Unito: una matassa indistinta ed irrimediabilmente avviluppata, il cui arduo compito di districarla è toccato proprio alla regina Charlotte. È toccato a Charlotte ricordare al principe – poi re – il suo insindacabile, incancellabile diritto di ergersi a titolo di individuo, di essere umano. Poco importa che George sia caduto svariate volte, che sia sprofondato negli abissi di un disturbo psichico che ne ha efficacemente delineato le sfaccettature della personalità, della sofferenza covata dentro. La regina, prima ancora di aver sposato un monarca, ha sposato l’anima e l’originalità del carattere di un uomo. Ne ha accolto le debolezze e le fragilità. Ed ha promesso lui che sarebbe stata per sempre la mano che lo avrebbe sorretto nei momenti difficili.
Un impegno che si evidenzia con ancor più enfasi nei flashforward, dove si osserva Charlotte adulta reggere da sola l’intero impianto del regno, in quanto George, ormai completamente assorbito dalla sua malattia, non evade dalle stanze in cui sembra vivere come un reietto. Ma basta una visita della sua amata – la scena conclusiva di Bridgerton 3 – a farci comprendere quanto il loro rapporto, pur col passare degli anni, non sia mai cambiato. La regina è ancora la donna che affianca e sostiene il suo re, calandosi nei suoi panni, e persino nella sua malattia.
Proprio queste sembrerebbero essere le ragioni che hanno spinto gli utenti ad eleggere La regina Carlotta: Una storia di Bridgerton come il capitolo migliore di Bridgerton. D’altronde, dove risiede l’amore se non nel supporto reciproco, nella fedeltà ad una promessa che si mantiene salda pur col trascorrere degli anni? E qual è la natura più elevata di un sentimento, se non quella che ci spinge a prenderci cura dell’altro nei momenti più critici: quelli di pura follia?