È Il Barbiere di Siviglia la seconda opera protagonista del Cartellone della 56° stagione lirica e di tradizione di Teatro Pergolesi. Dopo un “Così fan tutte” reso unico dalle scene disegnate dal fumettista Milo Manara, Teatro Pergolesi ospiterà stasera e domenica una delle opere rossiniane più note. Non solo al pubblico ma allo stesso Teatro che, nel corso dei secoli, l’ha ospitata ben 18 volte, la prima nel 1817.
Il melodramma buffo in due atti su libretto di Cesare Sterbini andrà in scena con un nuovo allestimento della Fondazione Pergolesi Spontini in coproduzione con Teatro Verdi di Pisa, Teatro del Giglio di Lucca, Teatro Sociale di Rovigo e Teatro Alighieri di Ravenna, con la regia di Luigi De Angelis e i costumi di Chiara Lagani.
“Una delle cose che mi ha sempre colpito del Barbiere di Siviglia di Rossini – fa sapere il regista Luigi De Angelis – è il conflitto generazionale tra giovani e adulti, tra mondo antico e mondo moderno, che è ben rappresentata nella vicenda e sottolineata anche dalle scelte del compositore, quando ne delinea il carattere scegliendo per i vari personaggi appartenenti a uno o all’altro mondo forme musicali più vecchie o più contemporanee, non senza ironia“.
“Ho immaginato di ambientare il Barbiere all’interno e all’esterno di un’unità abitativa contemporanea, alla Le Corbusier – spiega – dove vita privata e pubblica si sovrappongono in un’architettura standardizzata dalle grandi vetrate, che permettono alla comunità degli sguardi di potere entrare nel privato e confondere i piani di una dimensione sociale con una dimensione più intima. Il conflitto generazionale prenderà forma non solo dalla vicenda del Barbiere, ma anche attorno ad essa con piccole epifanie e presenze nella strada o in casa che possano essere di volta in volta riverberi della vicenda stessa, tra spazio sociale e spazio privato, richiedendo allo spettatore di annodare con leggerezza ulteriori fili invisibili”.
L’opera raccontata dai suoi protagonisti
In vista dell’esibizione, il cast de Il Barbiere di Siviglia ha incontrato la stampa, in un dialogo confidenziale che ha messo in luce le caratteristche uniche dell’opera, tra contemporaneità e tradizione.
Un elemento, quello della “trasposizione temporale” messo in luce dal sindaco della città di Jesi Lorenzo Fiordelmondo che, accogliendo gli artisti, ha sottolineato l’importanza di “un’opera classica che si attualizza e rende il teatro un luogo che provoca riflessioni su quanto accade al giorno d’oggi. Un dato importante – ha aggiunto – che da sempre caratterizza l’attività della Fondazione Pergolesi Spontini“.
A prendere parola sono stati poi i personaggi, in un viaggio all’interno dell’opera guidato dai singoli sguardi dei suoi protagonisti.
Ad iniziare da Bartolo, interpretato da Roberto Abbondanza. Bartolo è un anziano medico e tutore di Rosina che tiene sottochiave perché interessato alla sua dote. “È un personaggio e una situazione parte di un melodramma buffo ma comunque molto attuale. In questo sta la forza dell’opera. Anche nel mio caso, c’è l’uomo di una certa età che vuole conquistare la giovane, e tutto ciò che implica questa volontà. Sono situazioni reali che vediamo nella quotidianità“. Poi una riflessione viene dedicata alla lirica italiana: “in questo cast coesistono attori giovani e più adulti, una situazione che è sempre più difficile trovare nei teatri italiani. Qui si fa un teatro di tradizione che fortunatamente favorisce il ricambio generale facendo incontrare l’esperienza con la novità“.
“In una regia di questo tipo – ha aggiunto Dave Monaco, voce e volto del Conte di Almaviva – ti viene semplicissimo fare te stesso, senza essere manierista; così ho creato un Conte che mi rappresenta e che ho messo a servizio dell’opera. Inoltre – spiega – questa è una delle poche produzioni che ha mantenuto l’aria finale del Conte “cessa di più resistere”, che solitamente viene tagliata ma che in realtà è l’unico momento che viene dato al personaggio per esprimere il personaggio lirico“.
Gurger Baveyan è invece il Figaro dell’opera: “un ruolo che si spiega da sé – ha affermato – il factotum. Figaro è Figaro!”.
Infine, un personaggio che si rivela pian piano, come un romanzo di formazione all’interno della stessa opera di cui è protagonista Berta, interpretata da Paola Valentina Molinari. “In questa regia, Berta è un personaggio bello da interpretare perché ha qualcosa da raccontare. Inizia con l’essere una governante, oppressa, con vincoli culturali e doveri che la irrigidiscono finché non ha un’evoluzione e inizia a voler essere quello che è, quello che sente. Sono quei ruoli che mettono alla prova l’artista che cresce in scena insieme al personaggio”.
Allora, l’appuntamento con Berta, Rosina, Figaro e Bartolo è questa sera o domenica nel cuore della città, dove Teatro Pergolesi sarà casa di una storia tanto antica quanto attuale. L’invito allo spettatore è dunque quello di cogliere quante più riflessioni Il Barbiere di Siviglia sarà, anche in questo caso, in grado di provocare.