Sunday 24 November, 2024
HomeCulturaAd Osimo, Capuozzo e Gaiani: l’Europa «vassalla» e il conflitto russo-ucraino

Toni Capuozzo e Gianandrea Gaiani per “Kronokermesse”: l’Europa «vassalla» e
le contraddizioni nel racconto del conflitto russo-ucraino


Si è discusso di guerra russo-ucraina, geopolitica, occidentalità, Europa e tanto altro nel corso
dell’incontro tenutosi sabato 22 aprile presso le Grotte del Cantinone di Osimo, a partire dalle
ore 18.15. L’occasione era la presentazione dei volumi Guerra senza fine e L’ultima guerra contro
l’Europa. Come e perché tra Russia, Ucraina e Nato le vittime designate siamo noi
, nati rispettivamente dalla penna del giornalista Toni Capuozzo e dell’analista militare Gianandrea Gaiani.


L’incontro è stato il primo degli appuntamenti con “Kronokermesse”, secondo atto di
un’iniziativa inaugurata nell’ottobre dello scorso anno. Questa seconda parte del progetto
concerne un ciclo di tre incontri che si terranno nella settimana dal 22 al 29 aprile, denominata
«settimana geopolitica». Volti ad esplorare la contemporaneità in cui siamo immersi, ma
soprattutto atti a promuovere l’esigenza di non assistere ai “cambiamenti alla rinfusa del mondo”, ma
all’opposto l’imperante e doveroso tentativo di “interpretarli”, questi incontri mirano ad essere
momenti in cui “non si subisce il tempo, ma si tenta di leggerlo”.


Costruire la mappa del mondo che è in divenire” è lo specifico obiettivo della rassegna, che
attraverso pillole geopolitiche ha cercato di tratteggiare un quadro della realtà circostante.
Kronokermesse” nasce proprio con l’intento di comprendere il tempo in cui viviamo senza
esserne divorati. Proprio a tale scopo, il primo appuntamento della rassegna si è aperto con il
dialogo tra Gaiani e Capuozzo, professionisti immersi nello scenario della guerra tra Russia ed
Ucraina.

I temi dell’incontro


Capuozzo, primo a prendere la parola nell’ambito dell’incontro, ha approfondito le modalità con
cui media e stampa raccontano la guerra, evidenziando una disarmante soggettività nel modo
in cui i conflitti vengono percepiti da sempre.

Non ci si può, ha sottolineato con sdegno il giornalista, indignare “per determinati massacri e per altri no, per determinati bombardamenti contro dei civili e per altri no”. La guerra, che può essere definita solo col termine di «crimine», non è mai il risultato dello scontro tra «buoni e cattivi». Pensare che chi combatte una guerra possa “avere le mani pulite”, a detta dello studioso, è contro qualunque rappresentazione che possa dirsi veritiera ed autentica di un conflitto.

La generosità, così come la ferocia e la cattiveria, si incontrano “da ambo i lati” e
concernono tutti gli schieramenti coinvolti. Pur essendo un paese dalla forte libertà di stampa, la peggior arma che va ad intaccare il lavoro del buon giornalista è, come sottolineato a più riprese da Capuozzo, il “conformismo”. Quest’ultimo, che ormai sarebbe arrivato ad insidiarsi pericolosamente nelle menti dei giornalisti, è in grado di creare danni tanto quanto la censura.

In un Paese in cui sia vigente la censura, d’altro canto, la colpa del “cattivo giornalismo” potrebbe esser data alla mancata libertà di espressione di coloro che sono chiamati a raccontare la realtà circostante. Laddove si diffonda il conformismo, all’opposto, la colpa del “cattivo giornalismo” potrebbe essere imputata solamente alla debolezza di un pensiero autonomo.


Gaiani, giornalista e reporter di guerra, ha lamentato la presenza di generali, reporter e giornalisti
che, pur essendo in grado di fornire un’analisi lucida, oggettiva e concreta della guerra russo-
ucraina, appartengono a quella classe di studiosi ed esperti ormai pensionata.

Dove si nasconde la nuova generazione di giornalisti chiamata a rimpiazzare quella precedente? Una generazione che, a detta degli animatori dell’incontro, pecca di mancata esperienza sul campo e di
allineamento al «pensiero unico».


La decisione dei media italiani, ha sottolineato Gaiani, è stata quella “di appecoronarsi ad un
atteggiamento e ad un pensiero
” che, in realtà, di realmente autentico ha ben poco. «Appecoronarsi»,
un neologismo più che calzante se riferito al conflitto russo-ucraino e al modo con cui la stampa
si sta occupando di descriverlo.

Sono gli americani e i britannici, ha ribadito Gaiani, a dettar legge in merito alle “norme di linguaggio” tramite cui deve essere dipinta questa guerra. Una guerra in cui gli unici a potersi fregiare dell’appellativo di “buoni” sono gli ucraini, e mai i russi. Una guerra in cui i giornalisti, anziché descriverla solamente nei termini di una “brutale e ingiustificata aggressione russa”, dovrebbero invece occuparsi di analizzare i fatti e le fonti con oggettività.


Parlare per slogan, ridurre “l’intrinseca complessità della guerra” a puro e semplice elenco
di morti, di territori conquistati e territori persi, è quanto di più lontano dall’attività giornalistica
si possa immaginare. I media, al giorno d’oggi, “servono ad indicare il nemico”, e ad ostracizzare chi
non si allinea alla mentalità dominante.


La questione geopolitica


Tutte le debolezze dell’Europa, ha evidenziato Capuozzo, sono clamorosamente emerse a
seguito dello scoppio del conflitto. Se lo scopo dell’Europa avrebbe dovuto essere quello di
promuovere il dialogo anziché lo scontro, essendo la comunità stessa costruita sulle ceneri del
secondo conflitto mondiale, la Russia “avrebbe avuto ben poco da cui sentirsi minacciata”.


Avremmo dovuto, come Europa, spiegare che i confini evaporano, che le soluzioni proposte
dalla guerra non vanno mai a vantaggio di coloro che sono chiamati a combatterla. L’Europa ha
fallito
in quello che avrebbe dovuto essere il suo ruolo. Ha fallito nel dialogo, nella promozione
della pace, del confronto e dell’aiuto reciproco. Ha fallito culturalmente perché non è
quell’Europa “dei diritti” che ha preteso a lungo di essere.

Gli anglo-americani intervengono in Europa ogni qualvolta in Europa si stia per instaurare una superpotenza”: questa la netta, schiacciante opinione di Gaiani in merito allo scenario geopolitico attuale

.
L’Europa, artefice del suo disastro fin dal 2014, non è riuscita a rispettare quegli stessi princìpi
che l’avevano fondata. “L’Europa, da alleata, è passata ad essere vassalla dell’America”.
L’Europa, che culturalmente ha rimosso moltissime nozioni ed avvenimenti che sono alla base
della storia dei Paesi che essa stessa abbraccia, si è inconsapevolmente disfatta degli strumenti
che le sarebbero stati necessari per muoversi correttamente nella contemporaneità.

La storia, ha ribadito Gaiani, “non è cominciata in quel 24 febbraio 2022”. All’opposto, la conoscenza di
ciò che ha preceduto quel 24 febbraio dovrebbe essere la chiave di volta per raccontare questo
conflitto in un’ottica priva di pregiudizi, soggettivizzazioni e parzialità.

Autore

Vanessa Zagaglia

Laureata in Lettere moderne (2020) e in Filologia moderna (2023) presso l’Università di Macerata. Iscritta all'albo dei giornalisti pubblicisti dal 2023. Appassionata lettrice, e scrittrice per vocazione. Dal 2020 collabora con testate telematiche di impronta generalista e con settimanali che si occupano della sua realtà, quella osimana. La frase che più la rappresenta è tratta dal repertorio di De André: “Guadagnatevi il cielo, conquistatevi il sole”.