“Archeoplastica. Storie di scarti e riusi di civiltà”, la mostra a Palazzo Pianetti che racconta la civiltà attuale attraverso i suoi reperti in plastica
La Repubblica “tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni“. È quanto recitato dall’Articolo 9 della nostra Costituzione che, dal 2022, lega al concetto di patrimonio l’arte, la storia e tutto ciò che gravita intorno all’ambiente.
Lo ha sottolineato martedì 2 luglio a Palazzo Pianetti Ilaria Venanzoni della Soprintendenza archeologica belle arti e paesaggio per le province di Ancona, Pesaro e Urbino, durante la conferenza stampa di presentazione di “Archeoplastica. Storie di scarti e riusi di civiltà“. Una mostra che riunisce al suo interno proprio quanto prescritto dalla costituzione, facendo dell’esposizione artistica un veicolo per parlare di riuso e rispetto dell’ambiente. Sarà infatti visitabile dal 12 luglio al 27 ottobre nelle Sale Betto Tesei dove, accanto ai reperti del Museo archeologico, saranno esposti manufatti dei nostri tempi, usati e buttati e, proprio per questo, in grado di raccontare storie.
Archeoplastica
Il percorso espositivo prende avvio da Archeoplastica, un progetto – ha spiegato il suo fondatore Enzo Suma– nato nel 2008 “in maniera casuale, con il ritrovamento di uno spray abbronzante che aveva il prezzo in lire. Facendo una ricerca venne fuori che era della fine degli anni ’60. Così ho iniziato a far caso agli oggetti in spiaggia e ho scoperto che sono luoghi dove arrivano un sacco di cose“.
Pian piano, Archeoplastica è diventato un “progetto collettivo ed i reperti in mostra sono stati raccolti un po’ ovunque. La volontà è quella di far capire come stiamo utilizzando male questo materiale che dura tantissimo nel tempo mentre noi lo impieghiamo soprattutto nell’usa e getta – ha concluso. Dal materiale utilizzato, alla forma dell’involucro, alla comunicazione del prodotto, ogni rifiuto possiede una dimensione di racconto di un’epoca, più o meno recente, ma comunque passata, che può far riflettere su come il quotidiano diventi storia per le generazioni future, “sono reperti della società contemporanea“
La mostra a Palazzo Pianetti
L’esposizione verrà inaugurata mercoledì 11 luglio alle ore 18.30. “Una mostra affascinante – ha affermato l’assessore all’ambiente e al turismo Alessandro Tesei – perché il rifiuto diventa un’opera d’arte con la volontà di dare una nuova consapevolezza alle nuove generazioni su quello che è l’abbandono dei rifiuti nell’ambiente“. Attraverso accostamenti con opere d’arte e oggetti di design in plastica, verrà posta l’attenzione sulle proprietà estetiche e funzionali di questo materiale, che, però, pone anche un grande problema dal punto di vista ambientale in relazione al suo smaltimento.
Un importante aspetto della mostra sarà infine l’allestimento, che nasce da un incontro con lo studio di progettazione il Vespaio di Milano, ideatore di una soluzione ecosostenibile per creare un percorso espositivo capace anche nella struttura di mostra di promuovere una sensibilità ambientale.
Partner coinvolti
L’intera progettualità è frutto di un lavoro di équipe, coordinato dai Musei Civici di Palazzo
Pianetti, che coinvolge Ata rifiuti, la Soprintendenza archeologica belle arti e paesaggio per le province di Ancona, Pesaro e Urbino, il Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Università Politecnica delle Marche, il Museo tattile statale Omero e l’azienda di Filottrano Remaplast.
La mostra sarà visitabile dal 12 luglio al 27 ottobre 2024 con un biglietto d’ingresso che includerà anche l’accesso all’intera collezione ospitata presso il Museo Archeologico di Jesi e della Vallesina di Palazzo Pianetti. Nel corso dei mesi saranno organizzati anche dei laboratori didattici con le scuole ed alcuni eventi speciali come l’apertura serale “Stasera mi butto. Quattro chiacchiere con l’archeologo” il 18 luglio e il 29 agosto, alle ore 21.00, a cura di Archeoclub Jesi e la Visita tattile l’8 settembre a cura del Museo Omero, alle ore 18.00.