Due artisti marchigiani, due linguaggi espressivi distanti nel tempo ma vicini nell’anima, una sola terra che li unisce: le Marche. È stata inaugurata lo scorso 21 giugno, nel suggestivo spazio espositivo di Zona Conce a Fabriano, la mostra “Passaggi. Mario Giacomelli – Simone Massi“, un progetto curato da Gianluigi Colin e Galliano Crinella, visitabile fino al 19 ottobre 2025.
Un’esposizione-evento che mette in dialogo le potenti visioni fotografiche di Mario Giacomelli con i disegni evocativi e profondamente radicati di Simone Massi, illustratore, regista d’animazione e autore tra i più premiati del cinema d’arte italiano contemporaneo.
Un viaggio nelle Marche tra memoria, poesia e paesaggio
Organizzata in occasione del centenario della nascita di Mario Giacomelli (Senigallia, 1925 – 2000), la mostra è promossa dal Premio nazionale Gentile da Fabriano e dall’Associazione Gentile Premio, con il sostegno di Diatech Pharmacogenetics, il patrocinio del Consiglio Regionale delle Marche, del Comune di Fabriano Città Creativa UNESCO e in collaborazione con Archivio Mario Giacomelli, Carifac’Arte e Zona Conce.
In mostra 35 fotografie di Giacomelli accanto a 35 opere grafiche di Massi. Due universi visivi che si intrecciano come in un racconto di Borges: immagini che parlano di colline, vento, anime, dolore e radici. Le opere non solo dialogano tra loro, ma costruiscono insieme un “giardino incantato” – come lo definiscono i curatori – fatto di memoria collettiva, paesaggi interiori e spiritualità.
Giacomelli e Massi: due maestri, una terra
“È un sogno che coltivavamo da tempo”, ha detto Simone Massi durante l’inaugurazione. “Giacomelli è stato per me un punto di riferimento visivo. Lui ha saputo raccontare la terra delle Marche come nessun altro, io cerco di fare lo stesso con le persone, con i volti, scavando nella memoria e nella nostra identità”.
Dello stesso sentire è Katiuscia Biondi Giacomelli, presente per l’Archivio Mario Giacomelli, che ha ringraziato i curatori e sottolineato come “la poetica di Giacomelli trovi continuità e riflesso nel lavoro di Massi, in quell’amore condiviso per la terra e per l’uomo”.
Il curatore Gianluigi Colin, ha infine dichiarato: “Giacomelli fotografava per capire chi fosse. Massi disegna per cercare la stessa verità. Le loro opere ci parlano di noi, del nostro essere fragili e profondamente umani”.
Un’esposizione per riscoprire l’anima visiva delle Marche
Le fotografie in mostra includono alcune delle serie più celebri di Giacomelli, come “Io non ho mani che mi accarezzino il volto”, “Scanno”, “La buona terra”, “Storie di terra”, e “Lourdes”. Massi risponde con disegni realizzati con matite e pastelli, in uno stile graffiato, archeologico, in cui i volti, le mani, le radici sembrano emergere dalla carta come ricordi da riportare in vita.
Un incontro visivo tra immagini “in movimento”: quelle quasi cinematografiche di Giacomelli e quelle realmente animate di Massi, che ha firmato – tra l’altro – la sigla della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia per tre edizioni, vincitore di David di Donatello, Nastri d’Argento e Premio Flaiano.