Aveva seminato il panico a Macerata sparando su alcuni migranti
Era stato l’omicidio della 18enne romana Pamela Mastropiero a far scattare la furia del giovante tolentinate. L’uccisione della ragazza, il cui cadavere era stato sezionato da uno spacciatore di origini africane Innocent Oseghale, successivamente condannato all’ergastolo, per i suoi particolari raccapriccianti aveva impressionato non solo la comunità maceratese.
Fatto sta che Traini aveva deciso di far suo il ruolo di giustiziere, era salito a bordo della sua Alfa 147 nera, sfrecciando per le vie di Macerata. Però se l’era presa con le persone sbagliate, ignari migranti di colore, feriti a colpi di pistola. Fortunatamente non aveva una buona mira o forse le sue intenzioni non erano quelle di uccidere, ma di commettere un’azione eclatante.
In quel 3 febbraio del 2018 erano rimaste ferite sei persone di colore: all’epoca si era sparsa la voce che in realtà i feriti fossero stati di più, ma erano sei quelli che avevano fatto ricorso alle cure dei sanitari. Il tolentinate era stato condannato a 12 anni per tentata strage con l’aggravante dell’odio razziale.
Dopo sette anni di reclusione per Traini si sono aperte le porte del carcere: il 35enne sarà affidato ai servizi sociali; il Tribunale ha accolto la richiesta di scarcerazione presentata dal legale, avvocato Del Medico, dato che Traini ha avuto un percorso di revisione della sua condotta, ammettendo la gravità del gesto.