La nota del capogruppo regionale del Partito Democratico: “per innalzare al 7,5% la spesa sanitaria in rapporto al Pil”
Non è solo la rivolta dei medici di Torrette a preoccupare l’opposizione di centrosinistra in consiglio regionale. A sollevare i timori del capogruppo regionale del Partito Democratico Maurizio Mangialardi è anche la vertenza del personale sanitario, le cui sigle sindacali Anaoo Assomed, Cimo-Fesmed e Nursing Up hanno annunciato nuove mobilitazioni dopo il partecipatissimo sciopero dello scorso 5 dicembre contro la legge di Stabilità.
“Negli ultimi anni – afferma Mangialardi – tutti i governi, sia di centrodestra che di centrosinistra, hanno disatteso le promesse sul rilancio della sanità pubblica. Siamo ovviamente vicini e condividiamo le giuste richieste di medici, infermieri e personale socio-sanitario, le cui legittime aspirazioni sono mortificate nella nostra regione da una politica sanitaria regionale totalmente sconclusionata”.
“Ma la nostra – continua il capogruppo dem – non vuole essere una solidarietà astratta. Da tempo è iniziato in commissione l’iter di una mia proposta di legge che mira a introdurre alcune modifiche al decreto legislativo n. 502 del 30 dicembre 1992 in materia di finanziamento del Servizio sanitario nazionale. Il testo si pone l’obiettivo di innalzare al 7,5% la spesa sanitaria in rapporto al Pil. Solo in questo modo, infatti, sarà possibile dare soluzione ai problemi del personale sanitario e dell’intero sistema. Mi sarei aspettato che una simile proposta provenisse direttamente dalla giunta regionale. Invece, in tre anni di governo Acquaroli, abbiamo assistito solo all’approvazione di una riorganizzazione del sistema sanitario che non dà alcuna risposta né al personale né ai cittadini, e al varo di un Piano Socio Sanitario completamente privo di risorse. Sono sicuro che, vista anche l’ampia condivisone in commissione da parte dei consiglieri di maggioranza, la proposta possa essere approvata all’unanimità, come sta accadendo in altre regioni d’Italia, e sostenuta presso la presidenza del consiglio dei ministri. Anche perché il diritto alla salute non è né di destra né di sinistra, bensì un diritto costituzionale”.