“Serve un Commissario Straordinario per la gestione del dissesto idrogeologico”. Ad affermarlo è Angelo Domenico Perrini, Presidente del CNI, nella giornata di apertura del 69° Congresso Nazionale degli Ordini degli Ingegneri d’Italia, che si sta svolgendo ad Ancona fino al 16 ottobre.. Quattro i giorni che vedranno nel capoluogo dorico oltre mille delegati.
Ancona, 13 ottobre 2025 – Si è aperto il 69° Congresso Nazionale degli Ordini degli Ingegneri d’Italia ad Ancona al teatro delle Muse. Quattro i giorni che vedranno nel capoluogo dorico oltre mille delegati.
“Gli ingegneri sentono la responsabilità della centralità della categoria nella lotta contro la fragilità idrogeologica del Paese e contro la debolezza delle infrastrutture digitali, oltre che avvertire il proprio ruolo nella modernizzazione complessiva della nazione ” ha affermato Stefano Capannelli, presidente dell’ Ordine degli Ingegneri della provincia di Ancona, intervenuto n qualità di padrone di casa. Gli ingegneri sono da sempre una professione cruciale per il Paese e per la sua sicurezza sotto tanti punti di vista. In particolare, ampia è stata la pagina dedicata alla lotta al dissesto idrogeologico.
“La nostra proposta- ha spiegato il Presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri Angelo Domenico Perrini è individuare la figura di un Commissario Straordinario per la gestione del dissesto idrogeologico al fine di definire con nettezza priorità e modalità di intervento, con una nuova capacità anche di censire il costruito per operare gli opportuni interventi con precisione e tempestività “
Anche nelle Marche il dissesto idrogeologico è una realtà, non un’emergenza occasionale. Il Rapporto ISPRA 2024 fotografa una situazione senza zone franche: tutti i comuni marchigiani presentano aree a rischio frana o alluvione. In totale, sono state censite oltre 39.000 frane (dati Inventario IFFI), e circa 1.693 chilometri quadrati, pari a oltre il 18% del territorio regionale, rientrano nelle categorie di pericolosità da frana elevata o molto elevata (P3 e P4).
In queste aree vivono più di 31.000 persone, esposte direttamente a fenomeni che possono compromettere case, infrastrutture e interi centri abitati. Ma il pericolo non si ferma alle aree interne. Sulle coste, ampi tratti di litorale soffrono di erosione, un problema aggravato dal calo dell’apporto solido proveniente dai bacini montani e collinari. Meno materiale arriva al mare, più le spiagge si assottigliano e gli effetti delle mareggiate possono diventare importanti
“Ormai da molti anni -ha proseguito Perrini- gli ingegneri italiani contro la fragilità sismica ed idrogeologica dei territori italiani propongono inoltre l’attuazione di un piano pluriennale che proceda a una preliminare e necessaria classificazione delle aree di rischio e a stanziamenti puntuali per la messa in sicurezza dei territori, chiaramente assegnando la priorità di intervento alle zone classificate come maggiormente rischiose, per poi procedere con quelle a rischio minore. Purtroppo, la prevenzione non fa parte della cultura del nostro Paese. Siamo abituati a intervenire dopo l’evento, mai prima.”
Tra gli intervenuti: Daniele Silvetti Sindaco di Ancona, Francesco Acquaroli, Presidente della Regione Marche, Massimo Garbati, Presidente Inarcassa, Maurizio Paulini, presidente dell’Ordine degli ingegneri della provincia di Macerata, Massimo Conti, Presidente Federazione Regionale Ingegneri Marche, Graziano Leoni, Magnifico Rettore Università di Camerino, Vincenzo Garofalo, Presidente Autorità di Sistema portuale Mare Adriatico Centrale, Marco D’ Orazio, Protettore Università Politecnica delle Marche, Vincenzo Vitale, Ammiraglio Comandante Capitaneria di Porto Ancona.