Saturday 7 December, 2024
HomeComunicati stampaComitato per la Vallesina: “Ripa Bianca non era un caso isolato, la verità sta venendo fuori”

La nota del Comitato della Vallesina sulle rilevazioni e ispezioni fatte presso l’allevamento Fileni di Ponte Pio

Abbiamo ricevuto in questi i giorni i documenti che avevamo richiesto sulle rilevazioni e sulle ispezioni fatte presso l’allevamento Fileni di Ponte Pio a Jesi.

L’allevamento di Ponte Pio di circa un milione di polli all’anno nei cinque capannoni ristrutturati nel 2014 dalla Fileni è praticamente costruito all’interno della città di Jesi, distando solamente 100 metri, contro i 500 prescritti dai regolamenti della regione Marche, dalle abitazioni classificate come centro abitato del quartiere di Via Spina.

A seguito delle continue segnalazioni degli abitanti che vivono nei pressi dell’allevamento e del Comitato per la Vallesina, la Regione Marche ha iniziato nel 2022 a monitorare la situazione.

Anche qui, come nei casi degli allevamenti che il Comitato per la Vallesina monitora abitualmente, rileviamo una serie di leggerezze o irregolarità:

  • Il Comune di Jesi rilascia un permesso di costruzione per una “struttura a tunnel” nei pressi
    dell’allevamento in data 24/1/2022, di cui la Regione Marche responsabile delle autorizzazioni
    dell’allevamento non era a conoscenza, in cui rileviamo una incongruenza enorme. La prescrizione del Comune di Jesi impone che il manufatto sia “privo di fondazioni e semplicemente infisso al suolo”, mentre la Soprintendenza afferma che “poiché l’intervento prevede la realizzazione di una platea di fondazione si richiede un preavviso di 15 giorni a tutti i movimenti di terra, in modo da poter prevedere eventuali sopralluoghi”. Un altro pasticcio del Comune di Jesi ? Ma ci sono o no le fondazioni ? L’iter autorizzativo è giusto se ci sono le fondazioni?
  • L’ispezione dell’ARPAM avvenuta il 10/11/2022 è avvenuta quando due dei cinque capannoni erano
    completamente vuoti e negli altri tre venivano accasati i pulcini. Come rilevato molte altre volte, dunque, l’ispezione che aveva per oggetto il rispetto delle prescrizioni dell’AIA, avviene nel momento in cui l’allevamento è praticamente vuoto e dunque non ci sono emissioni ed inquinamento. Quindi l’Ente di controllo che dovrebbe verificare la conformità alle prescrizioni ambientali fa l’ispezione quando l’impianto è vuoto!
  • L’AST a seguito delle segnalazioni dei residenti dispone una serie di sopralluoghi. Vengono effettuati 10 sopralluoghi di cui uno solamente alle ore 22 e gli altri nelle ore della mattina. E’ risaputo, anche nella esperienza delle rilevazioni di Ripa Bianca, che le ore critiche sono quelle della tarda serata e della notte fino alla mattina presto, per motivi metereologici e per la prassi di aprire le finestre da parte dell’allevatore. E’ dunque ridicolo come le analisi dell’AST sulla puzza siano state effettuate in visite della durata di pochi minuti in orari per lo più sbagliati!
  • L’ARPAM rileva nell’ispezione del 4/9/2023 come per far fronte alla puzza degli allevamenti la Fileni ha provveduto ad aumentare il dosaggio dei profumatori. Appare anche qui incredibile come l’Arpam in qualche modo avalli il comportamento di Fileni che con i profumatori non elimina il problema della puzza e soprattutto non interviene su quello che la puzza rappresenta e cioè l’alto livello dell’ammoniaca e la pericolosità che questo rappresenta. Fileni si limita ad aumentare il livello dei profumatori e non a limitare la puzza!
  • Incredibile poi quanto scrive il Dott. Filonzi, medico responsabile dell’UOC ISP Ambiente e Salute
    dell’AST. Da una parte scrive che “è indubbio che l’attività emette odori molesti in modo discontinuo,
    che conferma la veridicità delle segnalazioni e l’effettivo disagio che le emissioni dell’allevamento
    cagionano” e dall’altra, riportando una pubblicazione del 2003 (di venti anni fa), dichiara che “le
    emissioni provenienti dalla attività zootecnica non hanno mostrato evidenti rischi per la salute umana” non tenendo conto delle centinaia di studi scientifici che provano come l’ammoniaca (principale tracciante della puzza) sia alla base della formazione delle polveri sottili e di come sia appurato che i cattivi odori influiscano sulla salute e sul benessere delle persone. Un approccio così semplicistico al problema risulta essere incredibile.

Dai due tavoli tecnici fatti in Regione sull’argomento risultano poi evidenze di come le rilevazioni dell’ammoniaca effettuate in una brevissima campagna dall’Igensudio superino i livelli dell’AIA e di come il sistema di mitigazione degli odori non sia idoneo. Risulta inoltre che la puzza sia percepibile dagli uffici dell’AST a diversi chilometri di distanza e che l’AIA non sia conforme alla Decreto del Ministero dell’Ambiente del 28/6/2003 sulle emissioni odorigene.

Di fronte ad un’ammissione di evidenti problemi nell’allevamento di Ponte Pio avremmo immaginato delle misure drastiche da parte di Regione e Comune di Jesi, ed invece no. Come nel caso di Ripa Bianca viene accettata la proposta di Fileni di compiere un ulteriore monitoraggio e misure senza alcuna validazione scientifica come l’uso di enzimi nella lettiera e quello che è ancora più incredibile la realizzazione di modellistica previsionale e la caratterizzazione delle sorgenti emissive, cose che devono essere fatte al momento della approvazione dei progetti e non dieci anni dopo!

Appare dunque chiaro, dopo che il Comitato ha evidenziato le stesse problematiche sia a Ripa Bianca che a Ponte Pio e che si appresta a dimostrarlo a Cannuccia, che siamo di fronte ad un vero e proprio sistema in cui da una parte le autorizzazioni vengono concesse senza una analisi attenta e seria dei parametri delle emissioni e dall’altra gli organismi di controllo, AST e ARPAM, non compiono il loro dovere. Il risultato di tutto ciò è, come denuncia da più di un anno il Comitato per la Vallesina, che i cittadini vengono abbandonati dalle istituzioni, da quelle per legge preposte alla tutela della salute e dell’ambiente e non agli interessi economici privati.

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Comunicato Stampa