Da due anni, la clinica psichiatrica “Villa Jolanda” di Maiolati Spontini sta sperimentando un approccio terapeutico innovativo: la biblioterapia. Questo metodo, nato dalla collaborazione con la biblioteca “La Fornace” di Moie e il progetto Bookbox, porta i benefici della lettura all’interno di un contesto di cura psichiatrica, offrendo ai pazienti uno strumento alternativo per riflettere su se stessi e affrontare il proprio disagio.
Il progetto Bookbox, avviato tre anni fa dal Comune, è noto per portare libri e riviste in luoghi pubblici come studi medici, farmacie e centri estetici, coinvolgendo anche persone con disabilità. Nel 2022, questa iniziativa è entrata anche a Villa Jolanda, dove alcune volontarie hanno dato vita a un gruppo di lettura dedicato ai pazienti della clinica. Il gruppo, attualmente guidato da Patrizia Renzi insieme alle sue colleghe Valentina Baiocco, Lorella Caciornia, Luciana Gasparini e Angelina Gravina, si riunisce due volte al mese per condividere letture di brani di narrativa e poesia, che diventano il punto di partenza per riflessioni personali e di gruppo.
La biblioterapia alleata delle patologie psichiatriche
La biblioterapia utilizza la lettura come strumento per stimolare un processo di introspezione e guarigione. Attraverso testi selezionati in base alle specifiche necessità di ciascun paziente, si cerca di aiutare le persone a esprimere emozioni e pensieri difficili da verbalizzare. “Abbiamo letto Calvino, Rodari, Buzzati e molti altri autori,” spiega Renzi, “e ogni volta il gruppo produce aforismi e riflessioni, che diventano occasioni per condividere ricordi, emozioni e frammenti della propria vita.”
Il successo di questo approccio è evidente: i pazienti, che solitamente mostrano una ridotta partecipazione nelle attività di gruppo, hanno sviluppato una maggiore voglia di interagire, contribuendo attivamente alla discussione. “Le storie lette e condivise permettono ai nostri utenti di passare da una posizione di passività a una partecipazione attiva,” racconta Renzi, sottolineando come il gruppo abbia creato un ambiente sicuro e protetto in cui i pazienti possono esprimersi liberamente, sentendosi parte di una comunità.