«Abbiamo un Oro nel territorio e questo deve confortarci». Con questa affermazione la produttrice vitivinicola Ondine de la Feld lancia un appello a tutti i colleghi del Verdicchio, per vedere tutti insieme l’intenso spiraglio di luce che emerge in questo periodo in cui, alla vigilia della vendemmia, sembra tutto perduto.
Se da un lato l’intensa pioggia, la peronospera e la grandine hanno intaccato in modo negativo l’esito della vendemmia 2023 compromettendo in alcuni casi anche il 50% della produzione del Verdicchio di Jesi, dall’altro si sta vivendo una nuova era. La sua longevità e quindi la sua predisposizione all’invecchiamento stanno facendo riflettere molto gli esperti del settore all’estero. In questo periodo, più che in passato, si sta scardinando l’idea, in alcuni casi ancora molto consolidata, che il Verdicchio sia solo di pronta beva.
«Il Verdicchio dei Castelli di Jesi nelle ultime settimane si sta confermando un fuoriclasse nei banchi di assaggio dei grandi esperti del settore – afferma Ondine de la Feld, della Tenuta di Tavignano – Un esempio lampante arriva dall’esito della recente verticale che si è tenuta in Inghilterra in cui unanime è stata l’approvazione e l’elevazione del Verdicchio. Ventitré (23) autorevoli palati tra stampa di settore, wine writer e vinfluencer hanno fatto paragoni nobili con il Verdicchio, e questo per tutti noi produttori significa molto».
I paragoni del Verdicchio vengono fatti, mettendoli nero su bianco, con i bianchi della Borgogna. L’Italia bianchista ha con il Verdicchio il più grande autoctono bianco italiano, e può avere un posto di rilievo nell’affiancare il lustro dei famosi rossi come Barolo e Brunello.
In questo periodo storico in cui «noi produttori vitivinicoli stiamo affrontando diverse difficoltà, diventa rilevante essere consapevoli che la longevità espressa dal Verdicchio dei Castelli di Jesi rappresenta un valore. La prova della maturità è stata superata ancora una volta».