Tuesday 14 May, 2024
HomeAttualitàRoberto Mancini a Jesi, ospite della Fondazione Cardinaletti

In chiusura della prima settimana di manifestazioni, la mostra/evento “Jesi e il ‘900 verso il 2050 – le farfalle arriveranno” ha ospitato Roberto Mancini. Una chiacchierata condotta dal noto giornalista Andrea Carloni e tre giovani componenti della redazione interna; Mancini ha ripercorsi alcuni momenti della sua vita, ricordando quanto non fosse stato facile lasciare Jesi, dato che era poco più che bambino: «Jesi è una città in cui tutti si conoscono anche oggi ed andare in una grande città come Bologna non era un’idea semplice. Ho sentito molto la mancanza dei miei amici, dei miei ambienti e soprattutto dei miei. Se erano contenti? Mio padre certo, mia madre ha minacciato di brutto babbo se mi fosse successo qualcosa. Invece, dopo il dovuto adattamento, debbo riconoscere che aveva avuto ragione lui.»

Ha poi raccontato di come i due anni fossero stati abbastanza duri, fino all’esordio in serie A, il traguardo che tutti i bambini che giocano a calcio sognano, spiegando che lui era andato via per giocare, non per guadagnare ed era rimasto quasi stupito, quando aveva ricevuto i primi compensi.

«Cosa consiglio ai giovani? – ha aggiunto – sicuramente di poter scegliere liberamente, fare quello che si sentono dentro, sbagliando ed anche fallendo, qualche volta, ma è l’unico modo per crescere.»

Non poteva certo mancare una domanda relativa all’importanza della sua città natale.

«Jesi è un fortino che ha un valore inestimabile – questa la sua risposta –  ci sono i miei ricordi, le mie cose, i miei amici, i miei genitori, soprattutto. Ed ho quella zona di conforto che, accompagnata alla qualità della vita, vale più di tanti altri posti

Un posto speciale nel cuore di Mancini per Luca Vialli: «Ho vissuto come volevo, ed è stato un privilegio; quello degli anni ’80 e ’90, è stato un calcio meraviglioso, ho avuto amici straordinari, in particolare Luca Vialli, che resteranno sempre al mio fianco e nel mio cuore.»

Dal momento che la mostra parla di una città e di una terra che corrono verso il 2050: è stato chiesto se c’è un altro Roberto Mancini, all’orizzonte.

«Non lo so – ha replicato – mi auguro ci siano tanti bambini che si divertono giocando e senza i genitori che gli fanno pressione come oggi spesso accade.».

Non potevano certo mancare una domanda sulla Nazionale italiana e sul Mancini tifoso:

«Mi piace pensare ad un’Italia che, lo sapete bene, non è accreditata come merita mentre, poi, diventa sempre una delle più temute e pericolose. Da piccolo tifavo Juve poi per ogni squadra con cui ho giocato

C’è stato poi un intervento di Andrea Cardinaletti, presidente della Fondazione, il quale ha parlato della realizzazione di una città dello sport a Jesi, uno degli obiettivi della Fondazione: «le premesse ci sono e la realizzeremo», ha concluso Cardinaletti. Un amico di vecchia data ha donato a Mancini una serie di francobolli emessi niente meno che in Corea del Nord, dedicati alla Sampdoria di Roberto e Vialli. Una vera chicca. In chiusura dell’incontro la foto insieme alle sagome di due grandi personaggi dell’Aurora, don Roberto Vigo e Gianni Rossetti.

Autore

Giancarlo Esposto

Giornalista iscritto all’Ordine dei Pubblicisti dal 1985 – tessera n. 52020 - e scrittore. Ha all’attivo numerose collaborazioni con emittenti radio-tv e giornali su carta e online. Nel 2010 ha ricevuto la medaglia d’argento per i 25 anni di iscrizione all’Ordine, nel 2020 era nell’elenco dei premiati del Premio Giornalistico Nazionale Giuseppe Luconi. Come scrittore, dopo alcune pubblicazioni di sport, relative alla sua attività giornalistica e dedicate al vernacolo, si è dedicato alla narrativa, pubblicando 5 romanzi; il più recente "Anagramma di donne". Pochi mesi fa ha pubblicato il libro "Dal taccuino di un cronista", racconti di oltre trent'anni di giornalismo. Sportivo praticante fino a poco tempo fa, è stato sposato, vive con suo figlio, un cane, tre gatti e una tartaruga. Inoltre è parte attiva all’interno dell’Agenzia assicurativa Jesi 2.000. Una delle sue frasi preferite: “La letteratura, come tutta l’arte, è la confessione che la vita non basta.” (Fernando Pessoa).